Dall'Italia al Messico, dal Brasile al Giappone fino alla Germania, nelle ultime settimane Greenpeace è entrata in azione in 16 sedi di Siemens per chiedere alla compagnia tedesca di non partecipare alla costruzione della diga idroelettrica di Sao Luiz do Tapajos, un progetto che secondo l'organizzazione "devasterebbe il cuore dell'Amazzonia".
L'opera in questione è la più grande tra le 43 dighe previste sul fiume amazzonico Tapajós, e stando a Greenpeace potrebbe sommergere 400 chilometri quadrati di foresta pluviale incontaminata e portare alla deforestazione un'area di 2.200 chilometri quadrati per la costruzione di strade e infrastrutture necessarie alla realizzazione della diga. "È un grave pericolo per la biodiversità della regione, che priverebbe gli indigeni Munduruku e le comunità tradizionali delle loro terre e dei loro mezzi di sussistenza", evidenziano gli ambientalisti.
Greenpeace, supportata da un milione di persone che hanno aderito all'appello, chiede a Siemens - una delle poche aziende a livello mondiale in grado di realizzare turbine idroelettriche per grandi dighe - di "assumere una posizione netta contro la distruzione della foresta, ed esprimersi in favore del rispetto dei diritti delle popolazioni indigene, dichiarando pubblicamente che non parteciperà al progetto". (ANSA).