ROMA - Vittoria degli indigeni in Amazzonia: la mega diga Sao Luiz do Tapajos non si farà. L'Istituto brasiliano delle risorse naturali rinnovabili e ambientali (IBAMA) ha annullato la licenza di costruzione del progetto, una gigantesca diga idroelettrica. Insieme alle popolazioni indigene festeggiano anche le associazioni ambientaliste, Greenpeace in testa.
La diga, spiegano gli attivisti, "avrebbe stravolto il cuore dell'Amazzonia brasiliana" e "avrebbe causato danni irreversibili per l'ambiente e minacciato le terre e la sopravvivenza del popolo indigeno Munduruku". La sua costruzione, stando a Greenpeace, con un bacino di 729 chilometri quadri (circa l'estensione di New York) avrebbe sommerso 400 chilometri quadrati di foresta pluviale incontaminata e portato alla deforestazione un'area di 2.200 chilometri quadrati per la costruzione di strade e infrastrutture necessarie alla realizzazione dell'opera.
Lo stop al progetto è un risultato "molto importante", fa sapere tramite Greenpeace Arnaldo Kaba Munduruku, rappresentante generale del popolo Munduruku. Ora, aggiunge, "continueremo a combattere contro le altre dighe che minacciano il nostro fiume".
L'organizzazione ricorda che sono altri 42 i progetti idroelettrici previsti per il bacino del fiume Tapajos e centinaia previsti per l'Amazzonia. La campagna di sensibilizzazione dell'opinione pubblica lanciata da Greenpeace per Sao Luiz è stata sostenuta negli ultimi mesi da oltre 1,2 milioni di persone in tutto il mondo con la richiesta "a multinazionali come Siemens di prendere le distanze dal progetto e di seguire l'esempio di Enel che ha confermato a Greenpeace di voler abbandonare questo pericoloso progetto".