La massiccia flotta di pescherecci cinesi ha "significativamente" sfruttato ogni oltre possibile limite le risorse marine, tanto che intere aree, ad esempio nel mar Cinese orientale, sono ormai "morte e prive di pesce".
L'allarme non nasce da organismi internazionali, ma dallo stesso ministero dell'Agricoltura di Pechino, che sta spingendo per l'adozione immediata di interventi sia sulla riduzione delle quote di pesca sia del numero di pescherecci, fino a ipotizzare nuovi piani di moratoria totale per il ripopolamento dei mari.
In un lungo servizio dedicato al tema, China National Radio ha riferito che la situazione nel mar Giallo e nel mare di Bohai non è migliore, a fronte di scenari meno gravi nel mar Cinese meridionale.
Malgrado gli sforzi di regolamentazione, il pescato annuo si è attestato negli ultimi anni a quota 13 milioni di tonnellate contro volumi permessi di 8-9 milioni, scontando le attività illegali, di frodo e di un'enorme flotta che, secondo fishfirst.cn, contava a fine 2014 1,06 milioni di pescherecci.
Anche lo Yangtze, che vale il 60% del pescato di acque dolci, è in condizioni critiche: il ministero ha detto che i permessi riguardano 100.000 tonnellate per anno, meno di un quarto di quanto accadeva nel 1954. Il fiume è un esempio di biodiversità unico del suo genere, grazie alle 370 specie diverse di pesce di cui 170 uniche dello Yangtze. Oltre alla pesca eccessiva, anche l'inquinamento è un fattore di grande rischio.
I ricercatori della Chinese Academy of Sciences hanno chiesto il bando totale della pesca per 10 anni per rianimare lo Yangtze, invece di un blocco momentaneo, anche se esteso a quattro mesi nel 2016 dal ministero dell'Agricoltura. La Cina ha imposto dal 1995 un fermo annuale nel periodo estivo nel mar Giallo e nel mar Cinese orientale, e in seguito nel mar Cinese meridionale.
Il fenomeno dello sfruttamento eccessivo delle risorse ittiche nelle acque costiere ha portato i pescherecci a spingersi sempre più lontano, causando incidenti con i Paesi vicini, tra cui Malesia, Vietnam, Filippine, Indonesia, Giappone e Corea del Sud. In quest'ultimo paese c'è stata di recente una maxi operazione di "sgombero" nel mar Giallo davanti alla foce del fiume Han da parte del Comando Onu, per liberare una vasta area off-limits e neutrale secondo l'armistizio della Guerra di Corea del 1950-53.