Arrivano dal Brasile le prime foto, inedite, della barriera corallina scoperta alle foci del Rio delle Amazzoni. A pubblicarle è Greenpeace che ha lanciato sul posto una spedizione con la nave Esperanza con a bordo biologi marini per documentare le caratteristiche dell'ecosistema.
"Mi sento come qualcuno di ritorno da un altro pianeta", spiega sul blog di Greenpeace Brasile il professor Ronaldo Francini Filho, dell'Università federale di Paraiba, di rientro dall'immersione. È stato il primo scienziato a scendere in profondità con un sommergibile insieme a John Hocevar, direttore della campagna per gli Oceani di Greenpeace Usa. Il 27 gennaio hanno effettuato un'immersione e hanno scattato le prime immagini.
La barriera corallina amazzonica è stata descritta da uno studio pubblicato ad aprile scorso su Sciences Advances. Si tratta di un ecosistema trovato in fondali dove nessuno credeva possibile. Si estende per 9.500 chilometri quadrati, dal Brasile alla Guiana francese, ed è dimora di gorgonie, alghe rosse, 73 specie di pesci, aragoste, stelle marine, rodoliti (simili a coralli) e spugne alte fino a due metri. Un ecosistema che secondo Greenpeace è però già "in pericolo" a causa di "progetti di ricerca di idrocarburi che potrebbero partire qualora il governo brasiliano dovesse concedere le autorizzazioni richieste da compagnie come Total o BP".
È un sistema corallino "importante per numerose ragioni, ad esempio possiede caratteristiche uniche rispetto alla disponibilità e all'uso di luce e alle caratteristiche fisico-chimiche dell'acqua", afferma il ricercatore Nils Asp.
"Il nostro team vuole capire quali siano i meccanismi che regolano la vita di questo ecosistema, soprattutto vorremmo capire come funziona il processo di fotosintesi in presenza di così poca luce". Al momento, spiega Greenpeace Italia, meno del 5 per cento di questo ecosistema è stato mappato, ma le ricerche in corso mirano ad aumentare questa percentuale.