La vittima più illustre è senz'altro la Grande barriera corallina australiana, ma lo sbiancamento dei coralli non risparmia nessun angolo del globo: per questo un team di scienziati della British Columbia University di Vancouver ha realizzato un nuovo database per mappare il fenomeno in modo più completo. L'obiettivo è aiutare la comunità scientifica a capirne meglio la portata e ad anticipare eventuali eventi futuri.
Pubblicato su Plos One, lo studio dei ricercatori canadesi sottolinea che "se gli oceani continueranno a riscaldarsi al ritmo attuale per il resto del secolo, probabilmente non avremo più molti coralli in vita". Una conseguenza non di poco conto visto che "circa un quarto della biodiversità degli oceani esiste proprio nelle barriere coralline. Da questa dipende la vita delle persone per cibo, entrate e protezione dall'innalzamento dei mari". Lo sbiancamento si verifica quando per effetto del calore i coralli espellono la loro alga vitale (che dà loro colore) andando incontro anche alla morte se non riescono a recuperare. Per gli scienziati l'imputato numero uno dell'intensificarsi di questo fenomeno è il riscaldamento globale causato dalle attività umane.
La perdita dei coralli sarebbe "un disastro" per le persone che vivono ai Tropici, spiega Simon Donner, uno dei ricercatori, che lancia un appello affinché chiunque, anche i sub, contribuiscano con le loro segnalazioni ad arricchire il database.