Sono gli incidenti stradali (53%) i il bracconaggio (32%) le prime cause di morte dei lupi. Solo il 6% dei decessi infatti è riconducibile a cause naturali. Sono i dati diffusi oggi dal WWf per il Wolf Day che ricorda che il Piano nazionale di gestione del lupo nel quale sono presenti azioni importanti per la tutela del simbolo della biodiversità italiana continua ad essere fermo in Conferenza Stato-Regioni: di qui la richiesta che venga approvato al più presto senza il paragrafo sugli abbattimenti legali, così come indicato dalla quasi totalità delle Regioni.
In soli 6 mesi (dal 1 novembre 2016 al 30 aprile 2017) l'ItalianWildWolf, composto da ricercatori, fotografi e appassionati del lupo, ha segnalato 53 carcasse, ma molte di più potrebbero essere quelle mai rinvenute o passate sotto silenzio.
E' infatti più probabile rinvenire una carcassa lungo la strada piuttosto che in un bosco: quindi sia il bracconaggio che le morti naturali potrebbero avere un'incidenza maggiore. Gli episodi di bracconaggio sono stati compiuti con i mezzi più diversi, dalle armi da fuoco a lacci a bocconi avvelenati.
Tra le regioni con il numero più elevato di segnalazioni (prevalentemente per incidenti stradali) spunta il Piemonte, in cui il lupo è presente almeno dal 1992 e che rappresenta un corridoio essenziale per la sopravvivenza del lupo sull'Arco alpino. Il WWF ringrazia ItalianWildWolf per il prezioso lavoro, invitando tutti i cittadini a collaborare alla raccolta delle informazioni, ad auspica una maggiore collaborazione tra gli enti preposti, in particolare tra gli Istituti Zooprofilattici, le Regioni, le ASL, i Parchi ed l' ISPRA (l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale).