MILANO - Dai ghiacciai delle Alpi emergono metalli pesanti e sostanze radioattive che però implicano alcun rischio immediato per la salute. Lo hanno scoperto i ricercatori dell'università di Milano-Bicocca in collaborazione con l'Università di Genova, Infn e Lena dell'università di Pavia attraverso l'analisi di particolari sedimenti chiamati crioconiti. Lo studio è stato pubblicato su Scientific Reports.
Dunque nei ghiacciai alpini - è il risultato delle ricerche - ci sono sostanze radioattive prodotte da test e incidenti nucleari come cesio-137, americio-241 e bismuto-207: dopo essere stati deposti al suolo insieme alla neve si possono essere conservati per decenni nei ghiacciai che fondono e si ritirano ogni anno di più. Lo dimostrano le recenti misure effettuate sul ghiacciaio del Morteratsch, nelle Alpi svizzere, da un gruppo di ricercatori italiani che ha utilizzato sedimenti chiamati crioconiti come rivelatori o "cartine tornasole" per l'analisi del ghiaccio. Le coppette crioconitiche - piccoli depositi di sedimenti scuri che si trovano sui ghiacci di tutto il mondo - oltre alle sostanze radioattive assorbono e concentrano anche metalli pesanti e metalloidi come zinco, arsenico e mercurio.
Non è stato rilevato, comunque, alcun rischio immediato per la salute.
La collaborazione fra i ricercatori ha portato alla pubblicazione dello studio sulla rivista Scientific Reports del gruppo Nature.