In appena il 3% dei coralli della Grande barriera corallina australiana si troverebbe la chiave di sopravvivenza dell'intero ecosistema, seriamente danneggiato negli ultimi due anni dal maxi fenomeno di sbiancamento dovuto alle temperature più alte dell'oceano. Un team di ricercatori ha individuato 100 "reef" che avrebbero il potenziale di fornire in un anno larve di polipi a quasi la metà dell'intera Grande barriera. Lo studio è pubblicato sulla rivista PLOS Biology.
Si tratta di scogliere ben collegate ad altre che si trovano "a valle" rispetto alle correnti oceaniche e che quindi potrebbero essere fonte di vita per i coralli dei reef sottostanti. Gi scienziati sottolineano che questa scoperta non è la panacea di tutti i mali per il delicato ecosistema, anzi: c'è l'urgenza di proteggerne ogni singolo tratto. Nei giorni scorsi un altro team ha dimostrato la validità di una tecnologia per "trapiantare" su larga scala milioni di larve di coralli nelle aree danneggiate della barriera.
Patrimonio Unesco, la Grande barriera corallina si estende per circa 2.300 chilometri lungo la costa nord orientale dell'Australia e si compone di 3.800 singole scogliere. Oltre ai danni prodotti dallo sbiancamento, che si verifica quando per effetto delle acque più calde i coralli espellono un'alga fondamentale per il loro nutrimento (che dà loro colore) andando incontro alla morte, la barriera australiana è anche funestata dalla presenza di stelle marine a corona di spine, voraci e aggressive.(ANSA).