(ANSA) - ROMA, 26 GEN - L'uomo continua a espandere la sua presenza sul Pianeta. Attualmente occupa tra 50 e il 70% delle terre emerse, e così facendo toglie libertà di movimento ai mammiferi di qualsiasi specie e dimensione, con conseguenze negative per l'ambiente. Il quadro emerge da uno studio condotto su scala globale da oltre 100 ricercatori su 800 mammiferi di 57 specie diverse.
Stando all'indagine, pubblicata sulla rivista Science, gli animali che vivono in habitat modificati dall'uomo si muovono dalle due alle tre volte in meno rispetto ai loro simili che si trovano in aree incontaminate. In media si scende da 21,5 a 6,6 chilometri. Il discorso è valido per i mammiferi di ogni taglia e latitudine, dagli elefanti delle foreste africane allo scoiattolo antilope del Nord America.
"Tutti gli animali hanno bisogno di spazio per raccogliere cibo, trovare un compagno e svolgere i loro servizi ecologici", spiegano gli esperti. I pipistrelli, ad esempio, hanno bisogno di spazio per trovare insetti e impollinare le piante, svolgendo un servizio agricolo che ha un valore annuo stimato tra i 3,5 e i 50 miliardi di dollari solo negli Stati Uniti, mentre i predatori apicali hanno bisogno di spazio per cacciare e controllare le popolazioni di altre specie.
Nel suo habitat naturale, un leone può pattugliare un'area grande 1.400 chilometri quadrati per trovare cibo, attrarre compagni e respingere gli intrusi. Ma la perdita di habitat e la loro frammentazione, ad esempio con strade che tagliano la savana, fa sì che gli animali cambino comportamenti.
"Se gli habitat diventano compromessi, cibo e spazio vitale possono scarseggiare", si legge nello studio. E se gli animali non possono ampliare il loro raggio di movimento, "semplicemente non possono più vivere in quelle zone. Alcune specie, come i topi, possono arrangiarsi con meno spazio, ma mammiferi come leoni, tigri ed elefanti non possono vivere in aree con molti umani". (ANSA)