ROMA - È stato pubblicato sulla copertina della rivista Nature Sustainability, uno studio del Politecnico di Milano in collaborazione con l'Università di Berkeley che dimostra come, pianificando strategicamente la costruzione di dighe, sia possibile aumentare la produzione di energia idroelettrica e allo stesso tempo limitare l'impatto sull'ecosistema fluviale.
Le dighe nel mondo generano circa un sesto dell'energia elettrica consumata e irrigano un settimo dei campi agricoli e sono per questo un elemento necessario per il benessere e lo sviluppo di una società. Allo stesso tempo, però, alterano in modo significativo il sistema naturale del bacino in cui sorgono perché alterano l'idrologia e ostacolano il trasporto verso valle dei sedimenti che sono vitali per gli abitanti dell'ambiente interno e circostante al corso d'acqua. A valle spesso si assiste ad una diminuzione del trasporto solido con conseguente erosione del letto fluviale.
Secondo i ricercatori, adottando un approccio strategico alla pianificazione per decidere dove costruire dighe e di che dimensione, sarebbe possibile produrre il 70% dell'energia pianificata riducendo il trasporto di sabbia al 20%. La rilevanza di questi risultati apre importanti spazi di discussione per la pianificazione delle 3.700 dighe che sono in attesa di costruzione nel mondo.