BOLOGNA - Più tartarughe marine e delfini, nessun caso di inquinamento o della microalga 'Ostreopsis ovata' e calo delle cosiddette 'noci di mare', organismi gelatinosi simili alle meduse non urticanti ma pericolosi per l'ecosistema marino e in particolare per la pesca: è lo stato di salute dell'Adriatico romagnolo secondo le analisi effettuate nel 2018 dalla struttura oceanografica Daphne di Arpae Emilia-Romagna.
Le uniche criticità rilevate, afferma Carla Rita Ferrari, responsabile Daphne, "sono legate agli abbondanti apporti di acque dolci da parte dei fiumi, che hanno innescato alcuni fenomeni eutrofici con presenza di macroalghe ai primi di agosto nella zona centrale della costa, a ridosso della battigia. Nel 2017, anno in cui abbiamo registrato scarsi apporti idrici da parte dei fiumi, le condizioni del mare erano ottime, a ulteriore conferma della stretta correlazione del sistema Padano-Adriatico". "I dati confermano che il mare Adriatico è un ambiente delicato, per la cui tutela sono necessarie strategie che vadano al di là dei confini regionali e coinvolgano le comunità e gli operatori economici del territorio nei diversi settori", afferma Giuseppe Bortone, direttore generale di Arpae Emilia-Romagna.
Nel 2018 sono state recuperate lungo la costa 216 tartarughe, di cui 179 morte e 37 vive. Le tartarughe vive sono state ospedalizzate e successivamente liberate dalla Fondazione Cetacea Onlus di Riccione. Le Testuggini marine (specie Caretta caretta) che frequentano l'alto Adriatico sono più numerose di quanto si sia sempre ipotizzato e la loro presenza appare in aumento: è probabile, spiegano i ricercatori, che ad attrarre questi rettili in questa area di mare sia da un lato la scarsa profondità e dall'altro l'abbondante disponibilità di cibo.
Quanto ai delfini tra giugno e settembre ne sono stati identificati 678 esemplari, in aumento grazie alla disponibilità di pesce azzurro e all'intensificazione delle azioni di tutela di questa specie protetta.