Il 15% dei decessi attribuibile a fattori ambientali, con oltre 228mila morti causati dal solo inquinamento atmosferico, 730 tonnellate di plastica riversate in mare ogni anno e biodiversità a rischio, in una regione che si sta scaldando del 20% più velocemente rispetto alla media globale. È la fotografia delle condizioni del bacino del Mare Nostrum che emerge dal rapporto sullo stato dell'ambiente e dello sviluppo nel Mediterraneo dell'Unep, l'agenzia per l'ambiente delle Nazioni Unite, presentato nella Settimana Verde Europea. Se non si inverte la rotta, è l'avvertimento contenuto nel documento dell'Unep, si rischiano "danni irreversibili".
Arrivato alla terza edizione dal 2005 il rapporto Unep aggiorna un quadro preoccupante in cui aumento della disuguaglianza sociale, perdita di biodiversità con oltre mille specie esotiche che minacciano la sopravvivenza di quelle locali, cambiamento climatico e pressione sugli ecosistemi potrebbero portare a danni ambientali irreversibili nel bacino.
Il documento deve essere una "sveglia per i leader politici" dei paesi che affacciano sul Mare Nostrum, ha dichiarato Gaetano Leone, il coordinatore del Mediterranean Action plan dell'Unep. "I progressi ci sono stati, ma i risultati non sono stati sufficienti", ha ammonito François Berqui, direttore del Plan Bleu, che ha curato il rapporto. Unep raccomanda una serie di azioni per invertire la tendenza, come lo stop ai sussidi alle energie non rinnovabili e all'estrazione delle acque, con più potere agli amministratori locali per applicare protocolli internazionali.