Nella Grande Barriera Corallina d'Australia vi è stata di recente una ricrescita di coralli perché il più grande sistema corallino al mondo "ha preso fiato" dopo eventi meteo estremi, ma non perché sia fuori pericolo dal cambiamento climatico. L'ultimo rapporto dell'Australian Institute of Marine Science, l'agenzia marina indipendente del governo di Canberra, riferisce che dal 2009 la Barriera è stata colpita da 17 cicloni, tre eventi di sbiancamento di massa e un'ondata di stelle di mare 'corona di spine' divoratrici dei coralli. Da allora la copertura di coralli duri è ricresciuta in almeno 69 di 127 sezioni esaminate, pur soffrendo in parte da stress da calore in profondità.
La ministra australiana dell'Ambiente Sussan Lee userà il rapporto nel premere su membri del Comitato Unesco, in riunione in questi giorni in Cina, per fermare la ratifica della bozza di raccomandazione di retrocedere nel patrimonio mondiale "in pericolo" la Barriera, che si estende per 2300 km al largo della costa nordest del continente. La bozza di raccomandazione esorta l'Australia a "intraprendere azioni accelerate a tutti i livelli possibili" verso il cambiamento climatico, mentre il governo di Canberra parla di decisione politicamente motivata e sostiene di essere stato colto alla sprovvista dalla diffusione della bozza "senza adeguata consultazione e senza verifiche sul posto".
L'Australia peraltro ha resistito finora alle pressioni internazionali a impegnarsi a emissioni zero entro il 2050, dichiarando che tenterà di raggiungere l'obiettivo "il più presto possibile e preferibilmente entro il 2050".