di Tommaso Tetro
Da un lato l'uomo, le azioni sbagliate e la mancanza di civiltà, dall'altro i cambiamenti climatici, con l'aumento delle temperature. Questi i due elementi principali alla base dell'emergenza incendi in questa calda estate, secondo il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani che nell'informativa in Aula alla Camera racconta la situazione critica che sta vivendo il nostro Paese, tanto che per la Sardegna parla di "catastrofe" con "oltre 10mila ettari andati in fumo" in meno di tre giorni tra il 24 e il 26 luglio.
"Il 57,4% degli incendi sono dolosi, dove si vedono punti di innesco, e hanno effetti devastanti - osserva Cingolani - il 13,7% non è intenzionale, e quindi sono colposi per mancanza di cultura". Meno del 2% sono "di origine naturale", il 4,4% dei roghi è "indeterminato, vuol dire che in qualche modo qualcuno ha buttato una cicca di sigaretta; il 22,5% non è classificabile, ma qualcuno deve far partire la scintilla". I conti non sbagliano: "Siamo già oltre il 70% di incendi che è responsabilità nostra e che incide su un sistema predisposto" dal punto di vista climatico, in cui il quadro che si delinea è "abbastanza chiaro: negli incendi che stanno devastando non solo l'Italia sono senza alcun tipo di ambiguità colpa dei cambiamenti del clima (che 'incidono in piccola percentuale') e dei fenomeni antropici". Tradotto significa che il terreno è più secco e i venti più caldi, le scintille vengono trasportate in alto e appiccano direttamente la chioma degli alberi, ma "l'autocombustione non avviene da sola a 45 gradi". Per questo "siamo più vulnerabili di quanto non fossimo in passato, e poi c'è un problema: la manutenzione dei territori è fondamentale", insieme con "la prevenzione e il controllo".
Degli eventi di questi giorni Cingolani mette in evidenza il buon funzionamento della "parte dell'intervento degli aerei, anche con la cooperazione internazionale". Tanto per avere un'idea, negli ultimi giorni di luglio e i primi di agosto ci sono state 255 richieste di soccorso aereo alla Protezione civile. E le criticità delle ultime ore (con 35 richieste) sembrano concentrate in Sicilia e Calabria, Lazio, Basilicata, ma anche nelle Marche, Campania e Sardegna. Ma della "fase preventiva" non ha un giudizio positivo. Su questo fronte ci sono le soluzioni: la tecnologia viene ritenuta uno "strumento forte", tanto che nel Pnrr abbiamo pensato di "utilizzare le reti di satelliti europei, droni e osservazione a terra" per avere così "un monitoraggio efficace". Un altro tema è poi legato alla cyber sicurezza: "La prima cosa da fare è proteggere queste mappe. Sono informazioni sensibili".
I numeri forniti dal ministro - in anticipazione dell'analisi di Legambiente - sono impietosi: gli incendi dolosi e colposi nel 2020 sono stati 4233 e toccato oltre 62mila ettari, persone denunciate 552, arrestati in 18, con 79 sequestri; rispetto al 2019 i reati sono aumentati dell'8,1%, la superficie bruciata è cresciuta del 18,3%, e salgono anche denunce (+25,2%) e arresti (+80%). In quattro regioni del Sud (Campania, Puglia, Calabria, Sicilia) sono avvenuti il 54,7% degli incendi nel 2020. Di fronte a questo bilancio, Cingolani si chiede che interesse abbiano i piromani ad appiccare fuochi dal momento che con la "perimetrazione delle superfici percorse dal fuoco, i terreni diventano intoccabili: tutti sanno che in quelle aree non si può mettere un chiodo". Per questo bolla come una 'leggenda urbana' chi racconta che "'io brucio perché dopo ci faccio una cosa che mi conviene'. Dal punto di vista giuridico è impossibile, non si può cambiare destinazione d'uso al terreno" incendiato. Una legge - conclude Cingolani - che "sembra perfetta" e che "dovrebbe scoraggiare chiunque"; però, a questo punto, "forse la perimetrazione non è così efficiente"; allora "centralmente anche noi possiamo dare una mano, almeno ai comuni più piccoli".