MILANO - Il mar Mediterraneo rappresenta un campanello d'allarme a livello mondiale per il suo livello di inquinamento da microplastiche. Secondo i dati diffusi dal Nature scientific reports del 2016 a cura di Ismar - Cnr sono 1,2 milioni le microplastiche presenti nel Mediterraneo per chilometro quadrato, per una concentrazione che è tra le più alte al mondo.
Di questo allarme globale ancora poco conosciuto si è parlato nella seconda giornata di One Ocean Forum, l'evento internazionale dedicato alla sostenibilità degli oceani ideato da Yatch Club Costa Smeralda e che si tiene a Milano. "Nel mar Mediterraneo le concentrazioni di microplastiche hanno lo stesso livello di quelle dei grandi vortici oceanici - ha spiegato Maria Cristina Fossi, docente di Ecologia ed Ecotossicologia dell'Università di Siena -. È un tema prioritario perché è una delle aree più impattate al mondo, infatti si tratta di un mare chiuso". Le microplastiche impattano sulla biodiversità marina "può essere ingerita perché i pesci la scambiano per alimento, ne possono rimanere intrappolati. Le microplastiche hanno caratteristiche fisiche per cui assorbono gli inquinanti sulla superficie del mare e rilasciano additivi plastici, danneggiano fisicamente il tessuto con cui vengono in contatto e trasportano agenti patogeni. Impattano dal plancton ai grandi organismi marini come le balene".
La scienza sta valutando attraverso ricerche se le plastiche possono danneggiare anche i tessuti e quindi di conseguenza l'uomo che si nutre anche di pesce. "È necessario creare una serie di azioni di mitigazione mirate - ha concluso -. Che vanno dalla riduzione dell'utilizzo di plastica, alla attività di riuso e recupero del materiale, all'economia circolare. Le nuove generazioni dovranno gestire questa situazione".
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