Nessuna azione di rivalsa dovrà essere esperita dallo Stato su regioni e comuni dopo la condanna milionaria (40 mln di euro più una penalità di 42,8 mln per ogni semestre di ritardo) inflitta al nostro Paese dalla Corte Ue per non esserci adeguati alla direttiva rifiuti sulle discariche 'abusive' situate nel territorio italiano. L'ha deciso il Tar del Lazio con una serie di sentenze con le quali ha accolto i ricorsi proposti dalla regione Friuli Venezia Giulia e dai comuni di Leonforte, Paternò, Siculiana, Racalmuto e della Spezia.
Per il Tar, nel merito, la censura con la quale è stato dedotto che "l'Autorità statale non avrebbe condotto alcuna istruttoria, sito per sito, sulle eventuali responsabilità dei singoli enti territoriali - si legge nelle sentenze - è persuasiva"; la legge, infatti "dispone che lo Stato ha diritto di rivalersi, sui soggetti responsabili delle violazioni degli obblighi degli Stati nazionali derivanti dalla normativa dell'Unione europea, degli oneri finanziari derivanti dalle sentenze di condanna rese dalla Corte di Giustizia dell'Unione europea", ma "la norma di legge richiede espressamente che lo Stato individui i responsabili della violazione al fine di procedere legittimamente all'azione di rivalsa".
Per i giudici amministrativi "emerge con chiara evidenza che il corpus normativo in materia richiede lo svolgimento di una fase propedeutica a quella dell'esercizio dell'azione di rivalsa"; nel caso specifico, però, "l'Autorità procedente ha automaticamente escluso la responsabilità statale ed ha individuato i Comuni e la Regione come responsabili in solido della violazione, in assenza di qualsivoglia istruttoria volta all'accertamento delle responsabilità attribuite". Cosa, questa, che "determina la fondatezza del ricorso", con le spese di giudizio poste in favore dei ricorrenti e a carico, in parti uguali, della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Ministero dell'Economia e del Ministero dell'Ambiente.