Via libera dell'Europarlamento a un pacchetto sull'economia circolare più ambizioso, con target di riciclo più elevati rispetto a quelli proposti dalla Commissione Ue. La plenaria di Strasburgo ha confermato a larghissima maggioranza il rapporto della Commissione Ambiente che prevede l'aumento al 70% di rifiuti urbani riciclati entro il 2030 (contro il 65% chiesto da Bruxelles) e all'80% per gli imballaggi (contro il 75%), la riduzione al 5% di quelli in discarica (contro il 10%). Il rapporto ha introdotto anche il taglio del 50% degli sprechi alimentari. L'Aula dovrà ora negoziare il testo con il Consiglio Ue, per arrivare a un accordo finale.
L'Europarlamento "ha mandato un forte segnale sull'impegno Ue per la crescita sostenibile e la competitività" ha dichiarato il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, secondo cui l'insieme delle quattro direttive marca "un buon equilibrio tra le misure ambientali necessarie ad affrontare la gestione dei rifiuti e un modo per trasformarle in nuove opportunità per l'industria e l'occupazione".
"Oggi il Parlamento ha dimostrato a larghissima maggioranza che crede nella transizione verso un'economia circolare -, ha dichiarato la relatrice, Simona Bonafè (S&D) -. Abbiamo deciso di ripristinare obiettivi ambiziosi per il riciclaggio e la discarica, in linea con quanto la Commissione aveva inizialmente proposto nel 2014". Il pacchetto sull'economia circolare, approvato "con quasi 600 voti", esce "ulteriormente rafforzato" dopo la maggioranza "già forte" che lo aveva adottato alla commissione ambiente, e di questo "il Consiglio deve tenerne conto" nei negoziati la cui apertura dovrebbe avvenire "il prima possibile" se gli stati membri seguiranno i "tempi rapidi" dell'Aula sul dossier il cui obiettivo è chiudere "sotto la presidenza maltese". L'europarlamentare si è detta soddisfatta di essere riuscita a "mantenere i target come sono usciti dalla commissione ambiente, in particolare il 5% come massimo di rifiuti conferiti in discarica". Su questo punto Bonafè ha assicurato di essere "consapevole che la situazione è diversa da stato membro a stato membro", tanto che l'Europarlamento "ha previsto una deroga per gli stati membri più indietro", che sono quelli dell'Est, anche se allo stesso tempo in Paesi come l'Italia ci sono grandi variazioni da regione a regione. "Non dobbiamo lasciare indietro nessuno, non è una logica punitiva che deve essere applicata ma quella di mettere gli stati membri in condizione", e per questo, ha sottolineato Bonafè, il vicepresidente della Commissione Frans Timmermans nel dibattito in plenaria ha aperto all'utilizzo dell'Efsi 2, ovvero l'estensione del Piano Juncker, per realizzare investimenti in questo settore. Sul fronte della lotta agli sprechi alimentari, con la proposta dell'Europarlamento per la prima volta "è stato coperto il vulnus", ha sottolineato la relatrice, in quanto finora l'Ue si era impegnata nel quadro Onu ma nessun provvedimento se ne faceva carico. Il taglio del 50%, però, ha spiegato Bonafè, "non è un obbligo vincolante", in quanto non esiste ancora una metodologia di calcolo dello spreco alimentare. L'Aula ha ora dato mandato alla Commissione Ue di provvedere.
"Siamo contenti che il Parlamento europeo abbia scelto di procedere con decisione sulla strada dell'economia circolare. L'europarlamentare Simona Bonafe', relatrice del provvedimento, ha fatto un ottimo lavoro" ha commentato il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti, spiegando che "il testo approvato è molto elevato nei target e, per quanto ci riguarda, non potrà prescindere da un punto sul quale lavoriamo in Consiglio europeo dal primo giorno: l'armonizzazione delle regole, ovvero una spinta di pari intensità da parte degli Stati membri e un'effettiva comparabilità tra le loro performance. Ci attende un negoziato non semplice - conclude il ministro - ma è indispensabile arrivare a un testo molto ambizioso in grado di avviare l'Europa verso un futuro di crescita sostenibile".
"E' un ulteriore passo verso un'ambiziosa riforma della politica europea dei rifiuti e apre la strada verso una politica finalmente in grado di trasformare l'emergenza rifiuti in una grande opportunità economica ed occupazionale. Questa è l'Europa che vogliamo" afferma Legambiente ricordando che il raggiungimento degli obiettivi indicati "consentirebbe - secondo la valutazione della stessa Commissione Europea - di creare 580 mila posti di lavoro, con un risparmio annuo di 72 miliardi di euro per le imprese europee grazie ad un uso più efficiente delle risorse e quindi ad una riduzione delle importazioni di materie prime". I posti di lavoro, aggiunge l'associazione ambientalista, "potrebbero crescere sino a 867 mila se, all'obiettivo del 70% di riciclaggio si accompagnassero a livello europeo e nazionale anche misure ambiziose per il riuso, in particolare nell'arredamento e nel tessile. Solo nel nostro paese si possono creare almeno 190 mila nuovi posti di lavoro, al netto dei posti persi a causa del superamento dell'attuale sistema produttivo. "Questa è l'Europa che ci piace. Un'Europa capace di indicare una strategia moderna e sostenibile per uscire dalla crisi puntando su innovazione e coinvolgimento sinergico tra cittadini, istituzioni ed economia - ha dichiarato la presidente di Legambiente Rossella Muroni -. Il 24 aprile saremo a Bruxelles, insieme ai campioni italiani dell'economia circolare, per sostenere un accordo ambizioso tra Parlamento e Consiglio. Ma anche il nostro governo deve fare la sua parte. L'Italia, in sede di Consiglio, deve sostenere una riforma della politica comune dei rifiuti che faccia da volano per l'economia circolare europea, senza nascondersi dietro le posizioni di retroguardia di alcuni governi che si oppongono ad un accordo ambizioso con il Parlamento".