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Cib, dal biometano contributo contro cambio climatico

Gattoni, urge un quadro normativo definito

Redazione ANSA ROMA

ROMA - Il cambiamento climatico si manifesta con fenomeni sempre più gravi e rende urgente una rivoluzione energetica ma l'energia da fonti eoliche e solari da sola è insufficiente ad alimentare una transizione ad un sistema elettrico 100% rinnovabile. A rilevarlo è il Consorzio italiano biogas (Cib) che suggerisce l'utilizzo di biometano, "una bioenergia programmabile e dai costi comprimibili".

"L'Italia dispone di un bacino energetico ancora quasi totalmente inutilizzato e complementare con le altre rinnovabili: il biometano - spiega Piero Gattoni, presidente del Cib in vista della due giorni il 14 e 15 febbraio a Roma dedicata a biogas e biometano - può avere un ruolo importante nel decarbonizzare la nostra economia, sfruttando nel contempo le infrastrutture di distribuzione già esistenti e operando un efficace greening della rete del gas". Il Cib stima che "la produzione di biometano possa raggiungere in Italia i 10 miliardi di metri cubi al 2030, di cui almeno 8 da matrici agricole, pari a circa il 12-13% dell'attuale fabbisogno annuo di gas naturale e ai due terzi della potenzialità di stoccaggio della rete nazionale".

"Per liberare le potenzialità di questa risorsa 100% Made in Italy e per difendere l'intera filiera agricola e industriale - continua Gattoni - va velocizzata la procedura di valutazione del decreto biometano da parte della Commissione Europea. E' urgente, inoltre, che l'esecutivo uscente emani i decreti ministeriali attuativi necessari per lo sviluppo delle fonti rinnovabili per gli anni 2017-2020, dando seguito alla promessa di portare a termine il lavoro entro la fine della legislatura e chiudendo così un percorso che dura da oltre un anno e mezzo. In particolare - chiarisce Gattoni - è necessario supportare lo sviluppo di piccoli impianti di biogas, specialmente quelli a servizio delle aziende zootecniche, per permettere di mitigare gli impatti ambientali e di accrescere la competitività del settore primario".

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