"Se vogliamo che il concetto di economia circolare si affermi, bisogna ragionare in termini industriali. Il riciclo è una produzione a basso valore aggiunto, quindi servono grandi volumi, per avere economie di scala. Poi servono impianti avanzati tecnologicamente, con investimenti importanti". Lo spiega Roberto Sancinelli, presidente di Fise Assoambiente, l'associazione delle imprese dei servizi ambientali, in una intervista all'ANSA.
Per Sancinelli "i piccoli impianti di compostaggio di singole comunità lasciano il tempo che trovano. Non possono garantire quei volumi e quegli investimenti che rendono la produzione profittevole. Quindi, alla fine gli impianti devono essere pagati dai cittadini, con tariffe di smaltimento più alte".
Sancinelli è il proprietario della Montello, nell'omonimo paese in provincia di Bergamo. Una ex acciaieria che nel '96 l'imprenditore ha riconvertito a fabbrica per il riciclo di rifiuti organici e plastica, con un investimento di 300 milioni di euro in vent'anni. Oggi tratta 600.000 tonnellate all'anno di organico e 200.000 di plastica, e dà da lavorare a 660 persone (erano 320 quando era un'acciaieria). Nel 2017 la Montello ha fatturato 125 milioni di euro.
"Oggi la raccolta differenziata cresce più degli impianti che possono trattarla - spiega il presidente di Assoambiente -.
Serve una legislazione che consenta alla materia prima da riciclo di essere utilizzata per prodotti per i quali oggi non è ammessa (e non si capisce perché), come i contenitori per alimenti. L'industria dell'auto potrebbe usare la plastica riciclata per le imbottiture dei sedili. Ma si dovrebbe imporlo per legge".
Secondo Eurostat, nel 2016 in Italia oltre la metà (51%) dei rifiuti urbani è stata riciclata o compostata, una quota che pone il nostro Paese tra i più virtuosi dopo Germania (66%), Austria (59), Belgio (54) e Olanda (53). A fronte di un incremento dei rifiuti prodotti, da 486 a 495 chili procapite, rispetto al 2015 in Italia è aumentata la quota destinata a riciclo e compostaggio (+2%) e sono diminuite sia la quota di rifiuti conferiti in discarica (28%, -2 punti) sia la percentuale per gli inceneritori (20, -1 punto).
Per Sancinelli, oggi nel nostro paese servirebbe che negli appalti dei Comuni venisse separata la raccolta dallo smaltimento. "I Comuni ora fanno i bandi per tutti e due insieme. E' sbagliato", commenta. Per il presidente di Assoambiente, chi si occupa di igiene urbana non necessariamente è in grado di riciclare in modo ecologico ed economico. Spesso si limita a riciclare male e a costi elevati per i contribuenti.
"I Comuni dovrebbero fare un bando solo per la raccolta e uno solo per lo smaltimento - conclude -. Suddividendo il servizio, si potrebbe dare lo smaltimento a chi fa le migliori condizioni".