Le risorse naturali della Terra, "ce le stiamo letteralmente mangiando": lo sottolinea il Barilla Center for Food & Nutrition (Bcfn), ricordando che ne consumiamo più di quante il Pianeta sia in grado di produrne. In vista della Giornata mondiale della Terra, che si celebra il 22 aprile, il Bcfn rileva che "lo spreco alimentare è tra le principali cause di inquinamento e di erosione delle risorse naturali": un terzo degli alimenti prodotti viene gettato o sprecato, generando circa l'8% delle emissioni globali di gas serra. E l'acqua usata per produrre cibo non mangiato "equivale alla portata del Volga".
Ridurre lo spreco cibo potrebbe far risparmiare fino a 1,4 miliardi di ettari di terreno (ossia il 30% della superficie agricola disponibile), osserva il Bcfn, spiegando che "se vogliamo raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile" indicati dall'Onu, "non possiamo non tener conto del modo in cui consumiamo e produciamo il cibo.
Se vogliamo puntare alla "fame zero", prosegue la Fondazione, "non possiamo trascurare che l'impatto dello spreco alimentare, nei Paesi sviluppati, vale 222 milioni di tonnellate di cibo, quasi quanto la produzione alimentare disponibile dell'Africa sub-sahariana (230 milioni di tonnellate).
In Italia l'industria getta il 2,3% del cibo prodotto, ma a livello domestico sprechiamo troppo: ogni anno gli italiani gettano in media 145 kg di cibo pro capite, più di quanto potrebbe consumare mediamente in 1 anno una famiglia di 3 persone, mentre la frutta e gli ortaggi che gettiamo via nei punti vendita comporta lo spreco di più di 73 milioni di metri cubi d'acqua (usata per produrli), ovvero 36,5 miliardi di bottiglie da 2 litri.
In Europa, circa il 42% di quello che compriamo finisce nella spazzatura perché andato a male o scaduto. Secondo il Food Sustainability Index, Francia, Germania e Spagna più di altri hanno compiuto passi concreti nella riduzione dello spreco. Di contro, Indonesia, Libano ed Emirati Arabi sono i Paesi che devono fare più sforzi.