Rifiuti elettrici ed elettronici prodotti in dieci Paesi europei, seguiti attraverso localizzatori gps nascosti, sono stati ritrovati in Africa e Asia. E' emerso da uno studio di due anni compiuto dall'organizzazione ambientale Basel Action Network (Ban). In particolare, è stato seguito il percorso di 314 vecchi computer, stampanti e monitor dalle stazioni di ritiro (nella maggior parte dei casi autorizzate) ed è stato scoperto che 19 (6%) sono stati esportati, 11 con spedizioni illegali, verso Ghana, Hong Kong, Nigeria, Pakistan, Tanzania, Tailandia e Ucraina.
Il rapporto "Buchi nell'economia circolare: i rifiuti elettrici ed elettronici dall'Europa" stima che sulla base dei flussi scoperti e delle cifre relative alla generazione di Raee in Europa, il trasferimento in Paesi in via di sviluppo potrebbe ammontare a 352.474 tonnellate di metri cubi all'anno. Una quantità che potrebbe riempire 17.466 container di grandi dimensioni. Se fossero stati caricati su camion, questi avrebbero raggiunto una lunghezza di 401 chilometri.
Dei dieci paesi esaminati (Austria, Belgio, Danimarca, Germania, Ungheria, Irlanda, Italia, Polonia, Spagna e Regno Unito), tutti tranne l'Ungheria sono stati coinvolti nelle esportazioni. Il Regno Unito, afferma l'ong, ha compiuto cinque violazioni con la maggior parte del materiale andato in Africa.
L'Italia, la Germania, la Spagna, l'Irlanda e la Polonia sono risultate implicate nell'autorizzare le spedizioni a paesi in via di sviluppo. E dopo averli seguiti, Ban ha rilevato che i Raee erano spesso sottoposti a operazioni di riciclo scadenti e pericolose con l'esposizione dei lavoratori ad inquinamento per i metodi di estrarre di rame, oro, acciaio e alluminio.