Il costo di smaltimento dei rifiuti in discarica è oggi di circa 110 euro a tonnellata, una somma "troppo bassa" secondo Legambiente che nel presentare il rapporto "Rifiuti zero, impianti mille" ha ricordato che in Italia nel 2017 c'erano 383 discariche rispetto a 1.700 impianti della filiera del riciclo (per plastica, carta, vetro, acciaio, alluminio, legno, la frazione organica dei rifiuti o la raccolta degli oli minerali usati) con un rapporto di uno a 4, "assolutamente inadeguato di fronte alla sfida per l'economia circolare del nostro Paese".
Per Legambiente, "si deve lavorare per rendere sempre meno conveniente il sotterramento dei rifiuti" e sono "necessari mille nuovi impianti di riciclo per raggiungere l'obiettivo rifiuti zero in discarica" (nel 2018 sono stati smaltiti quasi 20 milioni di tonnellate di rifiuti urbani e speciali) ed è "fondamentale una nuova ecotassa per ridurre lo smaltimento dell'indifferenziato".
Al questionario hanno risposto 16 Regioni e Provincie Autonome su 21 (mancano Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Molise e Sicilia) e il quadro emerso non si discosta molto da quello della precedente indagine del 2013, "anche se alcune Regioni presentano interessanti evoluzioni". Per la buona gestione dei rifiuti spiccano Veneto, Piemonte e Sardegna dove il costo dello smaltimento in discarica è più alto (almeno 100 euro a tonnellata); fanno eccezione Liguria e Basilicata dove l'alto costo non ha fatto ancora decollare la raccolta differenziata e la riduzione del secco residuo da smaltire.
Legambiente indica fra le note dolenti l'ecotassa, il tributo speciale richiesto dalle Regioni ai Comuni per il conferimento in discarica. Ancora oggi, spiega Legambiente, "non si è riusciti a modificare la normativa nazionale per trasformare l'attuale tetto massimo di circa 25 euro a tonnellata stabilito nel 1995 in una soglia minima, prevedendo in tutte le Regioni una modulazione in base al secco residuo che si avvia a smaltimento. Rispetto al 2013, i miglioramenti più significativi sono avvenuti in Lombardia e in Puglia, per i sistemi di premialità/penalità.
Tra le priorità messe al centro della due giorni ci sono la realizzazione in ogni regione degli impianti necessari per il recupero di materia e il riuso dei rifiuti; la velocizzazione dell’iter di approvazione dei decreti End of Waste per semplificare il riciclo; l’obbligatorietà per tutti i Comuni del sistema di tariffazione puntuale; l’introduzione di una nuova ecotassa in discarica, rivedendo la normativa nazionale del 1995, prevedendo un costo più elevato e la modulazione sulla base dei quantitativi pro capite di secco residuo smaltito; la costruzione di un mercato dei prodotti riciclati rispettando l’obbligo per tutte le stazioni appaltanti pubbliche dell’obbligatorietà dei Criteri ambientali minimi nella gare d’appalto; l’approvazione dei decreti attuativi della legge 132/2016 sul Sistema nazionale protezione dell’ambiente per potenziare i controlli pubblici. Per Legambiente, una delle principali criticità è la voce di costo relativa all’ecotassa, il tributo speciale richiesto dalle Regioni ai Comuni per il conferimento in discarica. Ancora oggi, infatti, non si è riusciti a modificare la normativa nazionale per trasformare l’attuale tetto massimo di circa 25 euro a tonnellata stabilito per legge nel 1995 in una soglia minima, prevedendo in tutte le Regioni una modulazione in base al secco residuo che si avvia a smaltimento. In 9 Regioni l’ecotassa viene modulata in base alla percentuale di raccolta differenziata, mentre solo 2 amministrazioni regionali prevedono una modulazione sui quantitativi pro capite di secco residuo da avviare a smaltimento.
Il rapporto è stato presentato nella prima giornata dell'Ecoforum sull'economia circolare, organizzato a Roma da Legambiente, La Nuova Ecologia e Kyoto Club, in collaborazione con Conai (Consorzio Nazionale Imballaggi) e Conou (Consorzio Nazionale per la Gestione, Raccolta e Trattamento degli Oli Minerali Usati) e con il patrocinio del ministero dell'Ambiente e della Regione Lazio.