ROMA - "Il Ddl Crisi Aziendali riavvia, grazie ad un emendamento approvato lo scorso 21 ottobre in Senato, le autorizzazioni regionali caso per caso sulla base dei nuovi criteri europei e fa salve le autorizzazioni esistenti, ma al contempo introduce la possibilità di controlli discrezionali a campione e con tempi di ritorno del giudizio che potrebbero superare i 325 giorni". E' il giudizio che danno in un comunicato Utilitalia (l'associazione delle imprese idriche, energetiche e ambientali) e Fise Assoambiente (l'associazione delle imprese di raccolta, trattamento e riciclo dei rifiuti).
"L'emendamento approvato dal Senato - si legge nella nota - consente di superare il blocco operativo generato dalla sentenza del Consiglio di Stato 1229 del 2018 e dalla norma introdotta con la legge "Sblocca cantieri" (Legge 55 del 2019), riavviando, in linea con le disposizioni europee, i procedimenti autorizzativi End of Waste rilasciati caso per caso a livello regionale (o provinciale quando delegate) per quelle tipologie di rifiuti che non dispongono di riferimenti normativi europei o nazionali".
"Al contempo - aggiungono Utilitalia e Fise Assoambiente - lo stesso emendamento introduce un nuovo profilo di criticità legato alla nuova e stratificata procedura di "controlli sui controlli", che non solo è avviata su base discrezionale (non sono riportati criteri), ma dimentica ogni obiettivo di efficienza e semplificazione, getta un'alea di incertezza dell'atto amministrativo (ignorando le competenze già esistenti sul territorio). Inoltre, dal momento in cui viene avviato il controllo, l'impresa deve attendere per l'esito finale anche 325 giorni ed oltre".
"Per assicurare le migliori condizioni per lo sviluppo di un efficace modello di economia circolare - concludono le organizzazioni -, auspichiamo che tale criticità sia quanto prima oggetto di attenta valutazione, al fine di garantire uno snellimento delle procedure burocratiche e la certezza dei titoli autorizzativi rilasciati dalle Autorità competenti".
Edo Ronchi: norma positiva, ma controlli farraginosi. "L'emendamento al decreto legge sulle crisi aziendali, che prevede la cessazione della qualifica di rifiuto (end of waste), approvato ieri in Commissione al Senato, è un primo importante passo per il settore del riciclo e per l'economia circolare". È quanto afferma Edo Ronchi, presidente del CEN, Circular Economy Network, la rete di imprese ed organizzazioni di impresa che promuove lo sviluppo dell'economia circolare nel nostro Paese.
Per il CEN, la norma pone fine ad una situazione che aveva messo in grave difficoltà il settore del riciclo. La sentenza di Stato dello scorso anno e le norme successivamente introdotte dalla legge "sblocca cantieri", avevano bloccato nuove attività di riciclo e autorizzazioni in scadenza, impedendo alle Regioni di autorizzare gli impianti. Ora l'emendamento approvato chiarisce che, come prescrive la direttiva Ue, le Regioni possano rilasciare autorizzazioni "caso per caso" sulla base di ben definiti criteri.
Il punto è che i materiali riciclabili sono in continua evoluzione: nessuno 20 anni fa, ad esempio, avrebbe potuto immaginare che i pannolini usati potessero diventare materia prima per altre attività, perché la tecnologia non lo permetteva. Saranno le Regioni a valutare caso per caso, azienda per azienda, se quello che si sta facendo è compatibile con le norme europee.
Ma - secondo il Circular Economy Network - sono meno convincenti le norme sui controlli. L'emendamento aggiunge a quelli esistenti ulteriori controlli a campione sulla conformità delle modalità gestionali e operative degli impianti di riciclo, attraverso un meccanismo farraginoso e molto complesso. Un sistema che si aggiunge a quello ordinario, di difficile attuazione e di dubbia efficacia.