La lotta ai rifiuti di plastica ha un nuovo prezioso alleato tra le soluzioni di riciclo 'circolari': la pirolisi, il riciclo chimico che può coadiuvare se non sostituire quello meccanico tradizionalmente praticato. A dirlo un'indagine di Boston consulting group (Bcg) 'A circular solution to plastic waste', in cui si evidenzia come "il riciclo meccanico (cioè il recupero dei rifiuti di plastica attraverso processi meccanici) presenti diversi limiti: richiede una catena di approvvigionamento sviluppata, con forti capacità di selezione, lavaggio e macinazione, ma soprattutto non è in grado di trattare alcune materie plastiche (sia comuni che polimeri avanzati), per cui si attende la realizzazione di nuovi materiali progettati per la riciclabilità". La pirolisi, che "consiste nell'applicazione di una fonte di calore in totale assenza di ossigeno, permette la scomposizione chimica del materiale, con il passaggio da polimeri a singoli monomeri, ottenendo a fine processo mediamente il 70-80% di petrolio (riutilizzabile in vari modi) e il 10-15% gas. Quel che resta, è materiale bruciato riutilizzabile nella costruzione di strade o da conferire in discarica".
"Ogni anno - stima Bcg - su 350 milioni di tonnellate di plastica prodotte nel mondo, 250 finiscono in discariche o vengono disperse nell'ambiente, 10 finiscono negli oceani. Il primo passo per ridurre il grande impatto ambientale della plastica è limitare l'utilizzo di quella monouso, incentivare il riuso e il riciclo, con una cultura del consumo più consapevole, soprattutto nelle prime 20 economie mondiali che da sole utilizzano dal 75% al 90% della plastica totale". (ANSA).