Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Rifiuti sui fondali marini, è emergenza nel Meditarraneo

Studio Cagliari,oltre 1000 metri si pescano più scarti che pesci

Redazione ANSA CAGLIARI
(ANSA) - CAGLIARI, 21 GEN - Il Mediterraneo rischia di diventare uno dei mari più inquinati al mondo. Di recente, uno studio a cui ha partecipato Alessandro Cau, ricercatore di Ecologia al Dipartimento di Scienze della Vita e dell'Ambiente dell'Università di Cagliari, ha dimostrato che ad elevate profondità, oltre i 1.000 metri, spesso la biomassa pescata con lo strascico (pesci, crostacei, molluschi) è uguale o inferiore a quella dei rifiuti. Come dire che a certe profondità ci sono più rifiuti che pesci.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica Environmental Research Letters all'interno di un articolo sulla problematica dei rifiuti depositati sul fondo dei mari del mondo. Lo studio segue a distanza di due anni - e dopo ricerche specifiche approfondite - l'importante workshop sul tema organizzato a Bremerhaven (Germania) dal Joint Research Center della Commissione Europea e l'Alfred Wegener-Institut.

Numerosi siti dei nostri mari, infatti, hanno suscitato l'interesse della comunità scientifica per la loro posizione in prossimità di alcune tra le rotte navali più trafficate del Mediterraneo e del mondo: ne sono un esempio il canyon di Nora (Pula) e le bocche di Bonifacio (tra Sardegna e Corsica), siti che ospitano una ricchissima biodiversità che purtroppo è minacciata dalle attività umane e dalla pesca. Sul fondo di entrambi i siti - anche a 450 metri di profondità - sono stati ritrovati diversi oggetti, come pneumatici e altri detriti.

Plastiche, metalli, vetro, ceramica, attrezzature da pesca, tessuti e carta sono tra i materiali più abbondanti.

Lo studio indica come i rifiuti stiano aumentando nei fondali marini di tutto il mondo: in alcuni casi la loro densità sarebbe addirittura paragonabile a quella delle grandi discariche presenti sulla terraferma. Secondo gli esperti questo trend è destinato a continuare, tanto che entro i prossimi 30 anni il volume dei rifiuti marini potrà superare i tre miliardi di tonnellate.

Delle milioni di tonnellate di rifiuti che entrano in mare ogni anno, meno dell'1% è visibile, perché viene spiaggiato o galleggia sulla superficie, mentre il restante 99% finisce sul fondo. (ANSA).

RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA