Le gestione dei rifiuti radioattivi in Italia è un mezzo disastro. Manca un deposito nazionale adeguato, le scorie stanno sparse in tanti siti poco sicuri. I controlli sono carenti, la gestione discutibile, mancano perfino le normative. E' un quadro sconfortante quello dipinto dalla relazione della Commissione bicamerale Ecomafie sui rifiuti radioattivi in Italia, approvata oggi all'unanimità e trasmessa ai presidenti delle Camere.
I siti nei quali oggi sono custodite le scorie sono sparsi da nord a sud. Costano al contribuente fino a 10 milioni all'anno l'uno, ma spesso sono vecchi, malridotti e insicuri. I casi più eclatanti sono gli impianti di Saluggia (Vercelli), il sito ITREC di Rotondella (Matera), il CEMERAD di Taranto (quest'ultimo addirittura un capannone abbandonato, senza sorveglianza).
L'anno scorso il governo Conte ha pubblicato la Carta dei siti idonei per il deposito unico nazionale (Cnapi), pronta dal 2015 e tenuta nel cassetto perché nessun governo voleva affrontare le proteste popolari. Ora però bisognerà individuare il sito finale, e ci vorranno almeno 3 o 4 anni da adesso per far partire il cantiere. E pensare che l'impianto sarebbe un investimento da 900 milioni e darebbe da lavorare a 4.000 persone all'anno nella costruzione e a 1000 persone nella gestione.
La Commissione non usa parole lusinghiere per la società pubblica che gestisce gli impianti e le scorie nucleari, la Sogin, pagata dai cittadini con una quota sulle bollette elettriche: negli anni ha visto "considerevoli aumenti di tempi e di costi, a carico della collettività". E i costi e i tempi del decommissioning delle centrali nucleari (attualmente 7,9 miliardi di euro, con fine dello smantellamento nel 2035) rischiano di aumentare, se non si realizza presto il Deposito nazionale. Quanto all'ente di controllo sul nucleare in Italia, l'Isin, secondo l'Ecomafie soffre di cronica carenza di personale: "Appare quanto mai necessario un aumento delle risorse".
Sui rifiuti radioattivi mancano pure le norme (cosa rara in Italia): l'anno scorso sono stati approvati il Programma Nazionale per la gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi e la Cnapi. Ma mancano ancora numerosi decreti attuativi. Il risultato è che spesso i vari enti pubblici non riescono a coordinarsi fra di loro e finiscono per non fare nulla.
Il presidente della commissione, il deputato pentastellato Stefano Vignaroli, riassume così le urgenze: «Realizzare il Deposito nazionale, completare il più rapidamente possibile lo smantellamento degli impianti nucleari, mettere l'autorità di controllo Isin nelle condizioni di operare con la massima efficacia: sono queste le priorità oggi in materia di radioattivi, a cui l'Italia non può sottrarsi".