ROMA - I Chioschi dell'Acqua sono alimentati da acqua di acquedotto che già all'origine è conforme ai requisiti di legge. Per migliorare le caratteristiche organolettiche, i chioschi sono in grado di filtrare l'acqua da sabbia, corpi estranei e cloro, disinfettarla con lampade a raggi ultravioletti, gasarla attraverso bombole di anidride carbonica e refrigerarla.
I chioschi sono installati da aziende specializzate nel trattamento delle acque primarie non reflue, raccolte nell'associazione di categorie Aqua Italia. I costi sono a carico delle amministrazioni comunali, tanto che gli impianti sono stati ribattezzati "l'acqua del sindaco". I chioschi erogano l'acqua liscia quasi sempre gratuitamente. Il 36% degli impianti richiedono 5 centesimi al litro per l'acqua gasata.
I chioschi in Italia sono quasi decuplicati dal 2010 al 2017, da 213 a 2016. Le 5 regioni con più "casette dell'acqua" sono la Lombardia (la prima regione ad installarle) con 574, il Lazio con 271, il Piemonte con 233, l'Emilia-Romagna con 181 e la Toscana con 150. I chioschi sono più diffusi al Nord che al Sud e più nei piccoli centri che nelle città.
Secondo Aqua Italia, un impianto medio eroga 300.000 litri all'anno e permette il risparmio di 200.000 bottiglie da 1,5 litri di plastica PET, cioè 60 tonnellate di PET (30 grammi a bottiglia). La mancata produzione e trasporto di queste bottiglie comporta un taglio delle emissioni di gas serra CO2 di 9,18 tonnellate all'anno: 1,38 tonnellate per la mancata produzione e 7,80 tonnellate per il mancato trasporto.