ROMA - Ogni anno nel mondo le conseguenze sulla salute dell'utilizzo dell'amianto costano solo di spese sanitarie tra i 2,4 e i 3,9 miliardi di dollari, senza contare i costi indiretti, e l'amianto provoca 100mila morti ogni anno. Lo ha calcolato uno studio sull'impatto economico di questo materiale commissionato dall'ufficio europeo dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che conclude che non ci sono impatti economici negativi significativi per i paesi che scelgono di bandirne l'uso.
La produzione globale di amianto, afferma il report, è andata progressivamente diminuendo dal picco raggiunto nel 1980 di 4,8 milioni di tonnellate, e ora è metà di questa cifra distribuita tra quattro paesi, Brasile, Russia, Cina e Kazakhstan. Il primo paese a bandirlo è stata la Danimarca nel 1972, mentre nel 2013 era vietato in 67 paesi. "Dai dati dei singoli paesi - scrive il centro studi economici Nana, autore del rapporto - non emergono effetti negativi osservabili sul Pil in seguito al bando dell'amianto o a un declino nel consumo o nella produzione. Dove è stato osservato un calo dell'occupazione l'effetto è stato assorbito nei due anni successivi".
Il discorso vale anche per l'Italia, che ha rinunciato all'amianto nel 1992, scrive il rapporto, che cita proprio il nostro paese come esempio di area che aveva una grande produzione. Per quanto riguarda l'impatto sulla salute, l'Oms stima 100mila morti l'anno causati dall'esposizione, ricorda il documento. L'impatto tra i 2,4 e i 3,9 miliardi di dollari l'anno è stato calcolato solo per i tumori causati dalla sostanza, soprattutto il mesotelioma, e non tiene conto ad esempio neppure delle spese per le cause legali.