"No a un'economia dell'esclusione e dell'inequità. Questa economia uccide". Non ha usato mezzi termini papa Francesco nel suo videomessaggio in occasione dell'evento "L'Expo delle Idee", all'Hangar Bicocca di Milano, in preparazione dell'Expo 2015, con un'ampia rappresentanza della politica e delle istituzioni - compreso il premier Matteo Renzi -, manager e imprenditori, esponenti del mondo delle associazioni e delle organizzazioni internazionali. Al centro del messaggio, per il quale il Papa ha molto attinto alla sua esortazione 'Evangelii gaudium', l'esigenza di mettere al centro la lotta alla povertà, e a quella che ne è la radice, "l'inequità" del sistema economico e sociale. "Oggi - ha avvertito Bergoglio, rifacendosi al tema dell'Expo, 'Nutrire il pianeta' - viviamo quello che il santo Giovanni Paolo II indicava come 'paradosso dell'abbondanza'. Infatti, c'è cibo per tutti, ma non tutti possono mangiare, mentre lo spreco, lo scarto, il consumo eccessivo e l'uso di alimenti per altri fini sono davanti ai nostri occhi". Per il Pontefice argentino, "ci sono pochi temi sui quali si sfoderano tanti sofismi coMe su quello della fame". E proprio per "non perdersi nei sofismi", volendo "realmente risolvere i problemi", ha detto, "è necessario risolvere la radice di tutti i mali che è l'inequità", "causa strutturale della povertà". Per questo, una delle "scelte prioritarie" da compiere è "rinunciare all'autonomia assoluta dei mercati e della speculazione finanziaria".
"Non è possibile - ha ammonito - che non faccia notizia il fatto che muoia assiderato un anziano ridotto a vivere per strada, mentre lo sia il ribasso di due punti in borsa. Questo è il frutto della legge di competitività per cui il più forte ha la meglio sul più debole". E attenzione: "qui non siamo di fronte solo alla logica dello sfruttamento, ma a quella dello scarto". Il Papa si è rivolto direttamente ai rappresentanti della politica. "Da dove deve partire una sana politica economica? - ha chiesto - Su cosa si impegna un politico autentico? Quali i pilastri di chi è chiamato ad amministrare la cosa pubblica? La risposta è precisa: la dignità della persona umana e il bene comune". Questi due pilastri, però, a volte sembrano solo "appendici aggiunte dall'esterno". "Per favore - è l'esortazione di Bergoglio agli uomini delle istituzioni -, siate coraggiosi e non abbiate timore di farvi interrogare nei progetti politici ed economici da un significato più ampio della vita perché questo vi aiuta a servire veramente il bene comune e vi darà forza nel moltiplicare e rendere più accessibili per tutti i beni di questo mondo". E sempre rivolto a quanti "occupano ruoli di responsabilità in ambito economico, politico o sociale", il Papa ha rinnovato il suo appello per la custodia della "madre terra", affinché essa "non risponda con la distruzione". A tale proposito ha ricordato, come aveva già fatto alla Fao lo scorso novembre, una frase da lui sentita da un anziano contadino molti anni fa: "Dio perdona sempre, le offese, gli abusi; Dio sempre perdona. Gli uomini perdonano a volte. La terra non perdona mai!". "La terra, che è madre per tutti - ha detto -, chiede rispetto e non violenza o peggio ancora arroganza da padroni". "Dobbiamo riportarla ai nostri figli migliorata, custodita, perché è stato un prestito che loro hanno fatto a noi", ha aggiunto. "La terra è generosa e non fa mancare nulla a chi la custodisce", ha sottolineato ancora Bergoglio. E "l'atteggiamento della custodia non è un impegno esclusivo dei cristiani": esso "riguarda tutti".