Preparare la pasta senza colapasta è ormai una abitudine. La cosiddetta pasta risottata sta quasi soppiantando la cottura classica in acqua bollente e poi l'aggiunta del condimento. Ma perchè questo metodo si fa sempre più strada nelle cucine degli italiani? Principalmente perchè si risparmia tempo, secondo il 60% del campione in un sondaggio di WMF, brand tedesco specializzato in utensili e elettrodomestici da cucina condotto tra 1200 italiani, in occasione del Giornata Mondiale della Pasta il 25 ottobre. Cuocere tutto in un'unica pentola permette di sporcare meno e ridurre i passaggi della preparazione. Mentre per il 22% ne fa una questione di gusto, ritenendo che la pasta risottata sia più buona grazie ad una maggiore amalgama degli ingredienti. Infine, il 13% degli italiani lo fa perchè segue alla lettera ricette conosciute alla tv o su internet.
Se per tanti italiani è una recente abitudine, c'è da dire che storicamente in Campania questa ricetta si usa da sempre, per la pasta con le zucchine ad esempio ed è un classico per un saporito piatto di spaghetti con le vongole che non sappia di aglio e olio.
Come per la pasta classica in acqua, anche per la risottata la cottura al dente è fondamentale, così come il condimento (non tutti i sughi sono adatti. Una amatriciana realizzata come fosse un risotto è ancora un'eresia). E c'è persino chi sperimenta la cottura a pressione, mentre arrivano sul mercato pentole costruite apposta per cuocere in poca acqua. Insomma, va bene tutto purchè sia pasta, l'ingrediente principale delle tavole italiane: secondo le ultime statistiche, siamo i primi consumatori con circa 25 kg pro-capite all'anno e ne mangiamo circa 6,5 piatti a settimana. Addirittura secondo una recente indagine di Doxa per Aidepi tra i primi ricordi dell'infanzia risulta esserci per 9 italiani su 10 la pasta che, in un caso su 2, è quella al pomodoro.