In Italia si chiama “raviolo”, in Cina “Jiaozi”, in Egitto “Sambousek” , in Turchia “Manti”, in Afghanistan “Mantu”, quel fagottino di pasta – in forma, impasto, ripieno e cottura diversi – è presente in tutti i territori attraversati dalla via della seta. “Cibo conduttore” dei Paesi del Mediterraneo e delle vie raccontate da Marco Polo il raviolo, alimento transnazionale e versatile che cambia consistenza, sapore e forma in base al luogo di produzione. Sempre presente sulle tavole rappresenta un ponte culinario, simbolico protagonista di un vero e proprio scambio di arti che dall'Italia arriva in Cina e viceversa, fermandosi in Egitto.
Cuochi cinesi hanno potuto apprendere dalle mani dello 'chef contadino' Pietro Parisi come realizzare i ravioli, simbolo della pasta fresca fatta in casa e contenitori di una ritualità domestica carica di contenuti, lì dove farina, uovo e mattarello divengono icone di un gesto che riporta a quando la cura dell’altro passava anche e soprattutto per il cibo in un incontro sul Cibo che unisce, progetto inter accademico tra Italia, Cina ed Egitto a Taste of Sunshine Hotel Flamenco - Isola di Zamalek Il Cairo a fine gennaio 2019.
Nello stesso modo Pietro Parisi ha imparato dalla delegazione di chef cinesi la realizzazione dei Jiaozi ripieni di carne e verdure, che sono uno dei principali cibi consumati durante il Capodanno cinese, poiché la forma assomiglia a un Tael d'oro (moneta cinese) e simboleggia un augurio di buona fortuna per l'anno nuovo. Anche in Cina, per tradizione, le famiglie e gli amici si riuniscono per preparare i ravioli insieme.