L'Europa incontra l'Africa a Marrakech, a Palazzo El Badi, con la sfilata della collezione Cruise di Christian Dior disegnata da Maria Grazia Chiuri.
"Con la cultura s'impara a vivere insieme; s'impara soprattutto che non siamo soli al mondo, che esistono altri popoli e altre tradizioni, altri modi di vivere che sono altrettanto validi dei nostri". La direttrice creativa della prestigiosa maison francese cita Tahar Ben Jelloun, Il razzismo spiegato a mia figlia, per spiegare che era da tempo che voleva entrare in contatto con le culture del Nord Africa. Voleva confrontarsi con l'immaginario del Marocco, punto d'incontro tra Mediterraneo, Europa e Africa, miraggio per artisti, poeti, scrittori e viaggiatori. Presentare la collezione Cruise 2020 a Marrakech per Chiuri è stato un modo di attraversare la memoria della maison fino a Yves Saint Laurent primo direttore creativo del dopo Christian Dior, nato a Orano e affascinato dal Marocco.
La collezione reinterpreta infatti il tessuto wax, tipico africano, con le sue grafiche complesse e simboliche della diversità. Chiuri ha collaborato infatti con la fabbrica Uniwax, in Costa d'Avorio, per reinterpretare i codici Dior nella trama tessile. Ne sono nati dei wax toile de Jouy, che rielaborano i paesaggi africani o interpretano alcune carte dei tarocchi. Riletto in questa ottica il tailleur Bar e fascinazioni come l'ensemble Jungle di Marc Bohan o un foulard con la stampa di un leone africano che diventa spunto per immaginare un bestiario della savana, stampe su catena, jacquards e fils coupés. Chiuri si confronta con la potenza della Natura attraverso materiali come seta écru, garza di seta, shantung usati nei colori sabbiati, nel blu indaco, negli ocra, nei rossi bruciati, a definire cappotti e tailleur, gonne a pieghe o pantaloni.
La stilista ha immaginato la collezione come una mappa che integra diversi elementi, tradizioni, culture, savoir-faire, per dimostrare come tecniche e immagini siano patrimoni condivisi. Da qui una serie di collaborazioni creative. A partire da quella con Uniwax, fabbrica fondata ad Abidjan, in Costa d'Avorio, una delle ultime che produce tessuti wax meccanizzando tecniche artigianali sostenendo la moda africana. I tessuti creati per Dior hanno nella cimosa la scritta: Edition Speciale Christian Dior - Uniwax.
Chiuri è stata accompagnata in questo viaggio dall'antropologa Anne Grosfilley, la maggiore esperta di tessuti wax, come mostra il suo libro Wax & Co. Antologia dei tessuti stampati d'Africa. Collaborazione anche con il designer africano Pathé Ouédraogo, che si firma Pathé'O. Il suo orgoglio nazionale arriva a coincidere con il desiderio di Nelson Mandela d'incarnare un'identità africana progressista. Da qui nasce una collaborazione tra il marchio e il presidente sudafricano, le cui camicie con stampe vivaci sono diventate iconiche. A lui Chiuri ha chiesto di progettare una camicia omaggio a Mandela. Collaborazioni sono nate anche con Grace Wales Bonner e Mickalene Thomas che hanno reinterpretato l'iconica silhouette New Look. Mentre Stephen Jones, milliner di Dior, si è focalizzato sull'accessorio per il capo. Grace Wales Bonner è una designer nata a Londra, da madre britannica e padre giamaicano che ha vinto il premio LVMH nel 2016. Mickalene Thomas è una pittrice afro-americana, che celebra la femminilità delle donne di colore, ispirata soprattutto alla madre, modella negli anni settanta. Thomas ha anche collaborato con la maison per l'edizione Lady Dior Art 2018. Collaborazioni anche con Stephen Jones, milliner di Dior, con Martine Henry e Daniella Osemadewa, che realizzano turbanti e fasce.
Per il set design dello show la stilista ha coinvolto anche Sumano (nome nato dai nomi delle tre donne fondatrici del brand, SUzanne, MAnuela e NOuky) il cui progetto sociale è quello di recuperare la tradizione artigiana femminile delle tribù del Marocco, ovvero la ceramica dipinta, la tessitura e le tinture vegetali con l'henné. Per il set design della sfilata, Sumano si è occupato sia della produzione di ceramiche, sia di quella di cuscini e tessuti come il Manteau Sumano, dipinto a mano.