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Società & Diritti

A un anno da Weinstein uno tsunami di cambiamenti

Da #MeToo a donne in politica, ora alle donne si crede di più

L'ex boss della Miaramx Harvey Weinstein, travolto dallo scandalo molestie © ANSA
  • di Alessandra Baldini
  • NEW YORK
  • 05 ottobre 2018
  • 10:48

Harvey Weinstein rovinato e in manette, Bill Cosby con la tuta arancione delle prigioni federali, Woody Allen a secco di finanziamenti e forse arrivato all'ultimo film. Il vertice di Cbs decapitato con la cacciata di Les Moonves, Roman Polanski espulso dall'Accademia degli Oscar.

Il 5 ottobre 2017, giusto un anno fa, lo scoop del New York Times sulle molestie e gli stupri dell'ex capo di Miramax ha scatenato uno tsunami di reazioni culminate nell'audizione al cardiopalma al Senato di Christine Blasey Ford, l'accusatrice di Brett Kavanaugh, giudice designato da Donald Trump per la Corte Suprema.

Mai più messe a tacere. Mai più in silenzio. In 12 mesi il cimitero del movimento #MeToo si è riempito di croci di vip accusati e anche processati per molestie sessuali. E' una vicenda che non conosce confini in cui a volte le accusatrici sono state messe nel banco degli imputati come nel caso di Asia Argento, protagonista dello scoop parallelo del New Yorker che con il New York Times ha condiviso il Pulitzer.

"Due decenni fa il produttore di Hollywood Harvey Weinstein invitò Ashley Judd al Peninsula di Beverly Hills per quella che l'attrice pensava fosse un'intervista di lavoro. Lui invece la fece salire in camera. Si presentò in vestaglia e chiese di fargli un massaggio o di guardarlo mentre faceva la doccia", aveva esordito il Times nel primo di una serie di servizi che hanno cambiato la società Usa. Dopo lo scoop, Weinstein ebbe vita breve: tre giorni dopo fu messo alla porta dalla Weinstein Co. e adesso, dopo gli arresti domiciliari, l'ex produttore aspetta il processo: prima udienza l'8 novembre. Per altri vip di Hollywood come Dustin Hoffman la gogna è solo mediatica, ma Kevin Spacey a fine ottobre si brucia la carriera. Subito dopo tocca al comico Louis C.K., uno dei pochi che sta faticosamente cercando di riemergere dallo scandalo: si masturbava davanti alle colleghe. Le donne che hanno rotto il silenzio diventano in dicembre la Persona dell'Anno di Time, giusto in tempo per salutare l'uscita di scena del senatore democratico Al Franken. Dai 'palazzi' alle cucine: lo chef Mario Batali viene estromesso da Eataly.

Intanto Amazon congela l'uscita di "A Rainy Day in New York" di Woody Allen. In un ritorno di fiamma delle accuse della figlia adottiva Dylan, il regista non riesce a trovare fondi e il suo ultimo inedito potrebbe essere anche l'ultimo film. La rivoluzione è epocale: finora l'onere della prova stava nelle donne, adesso è più facile per le donne - o più in generale le vittime - essere credute. E se ormai in California per legge le "boardroom" devono essere al 50% "in rosa", Hollywood fa l'esame di coscienza e si trova cambiata: "Si è creata la percezione che certe cose non sono più accettabili e che quando ti trovi in un sistema in cui succedono puoi e devi alzare la voce e denunciare", ha detto l'avvocatessa dell'entertainment Nina Shaw, tra le fondatrici del gruppo di advocacy Time's Up.

E anche se Hollywood e Washington sono ancora molto lontane, l'effetto di quello scoop del 5 ottobre potrebbe farsi sentire il primo martedì di novembre: sull'onda del #MeToo un numero record di donne, per la maggior parte democratiche, si sono candidate alle elezioni e potrebbero essere determinanti in un cambio di rotta della politica Usa.

   

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