Quella che era intimità e condivisione, alla fine di una storia sentimentale, si può trasformare in rabbia, violenza e in alcuni casi, in continuo aumento, anche pubblica "gogna". L'emblema dell'intimità violata e data in pasto ai social è senza dubbio Tiziana Cantone. Per la 31enne di Mugnano di Napoli la "gogna mediatica" fu talmente insopportabile da portarla alla decisione di suicidarsi. Nemmeno la sua morte placò l'ondata di fango che la travolse perché addirittura dopo il suicidio ci fu un'impennata della diffusione dei video, anche in forma di parodia. "Oggi per me è un giorno speciale" ha commentato mamma Maria Teresa Giglio che dal giorno del suicidio della figlia non si è data pace. "Nessun'altra deve attraversare l'inferno che ha dovuto subire Tiziana, per questo ho fondato l'associazione 'Tiziana Cantone per le altre'. Il mio unico interesse è stato sempre e solo quello di costringere le Istituzioni a legiferare anche in Italia una norma ad hoc come in tanti altri paesi".
Un fenomeno quello del revenge porn che non conosce latitudini e non risparmia le minori, anzi le vittime designate per eccellenza vista anche l'ingenuità propria dell'età. Alla Camera è stato approvato l'emendamento che prevede carcere fino a sei anni e multa fino a 15 mila euro. Il testo che ha ricevuto l'ok bipartisan prevede che chiunque invii, consegni, ceda, pubblichi o diffonda immagini o video di organi sessuali o a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate, è punito con la reclusione da uno a sei anni e la multa da 5000 a 15000 euro.
A Treviso nel dicembre del 2014 tre ragazzi, tra i 14 ed i 15 anni, convinsero una bambina di 13 a seguirli in un garage e a compiere atti sessuali il tutto ripreso con il telefonino. Alla fine inviarono il video ad un migliaio di coetanei con whatsapp. Nel novembre del 2017 una sessantina di liceali di Modena e Reggio Emilia scoprirono che le proprie immagini hard erano finite sul web. Le ragazze si erano scattate centinaia di selfie hot in una chat di whatsApp con l'impegno che doveva rimanere segreta. Ma secondo le vittime a sciogliere quel patto fu proprio il fidanzato di una delle ragazze. Sono, infatti, molto spesso gli ex, lasciati e non capaci di accettare la fine della relazione, a ricattare le donne.
A volte, però, soltanto per vile denaro. E' il caso della showgirl Belen Rodriguez che nel 2010 presentò una denuncia nei confronti dell'ex fidanzato: l'aveva ricattata chiedendole 500 mila euro e minacciando di diffondere in rete un filmato hard. Il video privato, che ritraeva una giovanissima Belen, allora 17enne, in scene di sesso con il suo ex fidanzato argentino, finì in rete e divenne uno dei più cliccati e scaricati dal web: fu persino trovato in vendita a 20 euro sulle bancarelle a Napoli. Un'altra vittima illustre fu Diletta Leotta, il volto di SKy Sport, nel novembre del 2017 trovò in rete i suoi scatti senza veli e alcuni video hard rubati dal suo cellulare. La giornalista spiegò che i filmati le erano stati sottratti da 'cloud', ovvero la memoria virtuale, del suo telefonino. Tra i casi famosi recenti, c'è anche quello della deputata Giulia Sarti, autosospesasi dal M5S per il caso rimborsopoli, vittima di un "revenge porn". Ed è di pochi giorni fa una vicenda avvenuta in provincia di Napoli che ricalca il solito copione: per vendicarsi della fine della relazione aveva aperto un falso profilo Facebook a nome dell'ex compagna, pubblicando foto intime della donna. Cinque anni dopo l'uomo, un 51 anni di Pompei è finito sotto processo dopo la denuncia-querela presentata dalla vittima, anche nei confronti di Mark Zuckerberg, fondatore e proprietario di Fb perchè dopo due anni il falso profilo, in precedenza oscurato, sarebbe tornato attivo. In tutti i casi è difficile ottenere un effettivo diritto all'oblio. E' proprio questa l'ultima battaglia da vincere dice la mamma di Tiziana Cantone, Teresa Giglio dopo l'approvazione alla Camera dell'emendamento "forse la più difficile visto che oggi, nonostante diffide e denunce alle multinazionali che gestiscono le piattaforme social, il video di Tiziana è ancora in rete. Il mio scopo - prosegue la Giglio sul social - è quello di restituire dignità e rispetto a Tiziana ma anche quello di aiutare tante altre vittime di questa ignobile e subdola violenza che viene perpetrata sul web, l'ennesima contro una donna, una nuova forma di 'femminicidio'".