Istituire un nuovo Certificato di Rilevanza storica che permetta di distinguere le 'vere' auto d'epoca da quelle soltanto vecchie, da rottamare, che rappresentano un pericolo per la comunità, per la salute e per l'ambiente. E' netta la posizione del presidente dell'ACI, Angelo Sticchi Damiani: già espressa nel corso della 4/a Conferenza del Traffico e della Circolazione, alla presenza del premier Giuseppe Conte e della Ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli, è stata ulteriormente rafforzata dopo le critiche ricevute dall'ASI che mette in dubbio cifre, numeri e modalità di validazione. La proposta di Sticchi Damiani è che che la Motorizzazione monitori la reale condizione delle vetture, e che l'ACI lo controlli. "Serve una presa di coscienza da parte di tutti".
"Sono socio dell'ASI dal 1978 - spiega il presidente dell'ACI in una conversazione con l'ANSA - ma quanto da loro riportato non risponde al vero". La querelle si concentra sui 4,6 milioni di auto tra i 20 e i 29 anni che, sostiene Sticchi Damiani "una volta certificate rappresentano per l'Associazione una indubbia entrata". E' sulle cifre dell'intero parco auto nazionale che c'è discordanza. "Il Certificato di Rilevanza Storica - per Sticchi Damiani - viene rilasciato da un'associazione privata di cui non sappiamo nulla". In Italia, per ACI, circolano 39 milioni di vetture, e non 56 come sostenuto da ASI; le ultraventennali non sono 12 milioni ma 7,5 milioni. Di queste, 4,6 milioni hanno tra i 20 e i 29 anni. "Auto vecchie, ma certo non tutte storiche. Basti pensare - riflette Sticchi - alle 700mila Fiat Punto prima serie ancora circolanti: cos'hanno di storico? Al momento sono soltanto 380mila le autovetture meritevoli di essere riconosciute di interesse storico collezionistico. Concedere la 'patente' di auto storica a tutte le over-20 è un errore".
La proposta di Sticchi Damiani è che si applichino i restrittivi criteri della lista di salvaguardia, già prevista nella Finanziaria del 2000 ma mai totalmente applicata, e che prevede criteri precisi. Magari aggiornandoli alle attuali necessità. Che la Motorizzazione monitori e che ACI controlli.
Differenza di vedute anche sulla tutela nel tempo dei modelli di auto più diffusi, quelle meno costose. "Quattro dei cinque enti certificatori nazionali sono contrari a stilare la lista proposta da ACI - sostiene l'ASI in una nota - che non trova riscontro né nelle direttive europee né nelle indicazioni della Federazione internazionale dei veicoli storici, né nelle normative di altri paesi europei". Ma l'ACI ribatte che l'ASI è l'unica ad opporsi e che sarebbero incluse vetture come la Y10 turbo: un'utilitaria, certo, ma di cui rimangono pochi esemplari.
Salute, ambiente e sicurezza sono temi citati più volte durante la conversazione con Sticchi Damiani. "Si sta creando un mercato di auto vecchie, poco sicure, inquinanti, che sono a basso costo e che giovano del risparmio sul bollo pur essendo inquinanti e poco sicure. Questo - continua il presidente dell'ACI - fa male al mondo dell'auto e al collezionismo. Il parco veicoli del Paese - continua - deve essere ringiovanito, quello delle vetture di rilevanza storica tutelato. Per fare la nostra parte nella tutela dell'aria e dell'ambiente, abbiamo proposto a premier e ministri sconti del 50% sulla tassazione a chi rottama auto euro 1-2-3 e acquista un usato più recente, anche euro 4 e 5 oltre che 6: per combattere l'inquinamento, è sicuramente meglio un usato più recente di uno eccessivamente datato". Infine una proposta dell'ACI: ristampare le targhe originali delle auto storiche. "Abbiamo tutti i dati dal 1927 in poi, e il Poligrafico dello Stato ha i mezzi per ristampare targhe identiche alle originali". Sarebbe un piccolo lusso, conclude Sticchi Damiani, che costerebbe mille euro. E con quei soldi potremmo abolire totalmente il bollo alla auto storiche comprese nella lista di salvaguardia".