BERLINO - La maledizione del dieselgate colpisce ancora e stavolta in modo pesante, con una delle multe più alte che la storia della Germania ricordi: 1 miliardo di euro che la Volkswagen dovrà pagare, secondo quanto ha stabilito la procura di Stato di Braunschweig. Il gruppo ha risposto in un comunicato che "riconosce le sue responsabilità" e che non procederà a ricorrere contro la decisione della procura. "Lavoriamo con forza alla riparazione del nostro passato", ha dichiarato l'amministratore delegato del gruppo VW, Dieter Diess.
La sanzione vera e propria consiste in 5 milioni di euro, a cui si aggiungono i 995 milioni che VW deve dare a titolo di risarcimento per i vantaggi che ha tratto dall'utilizzo di un dispositivo software fraudolento. Il gruppo Vw dovrà trasferire il miliardo, specifica la procura, entro 6 settimane al Land della Bassa Sassonia, il secondo maggiore azionista di Volkswagen. La motivazione della sanzione è la "violazione nell'obbligo di supervisione" dei veicoli diesel.
Secondo la procura questi mancati controlli sarebbero "concausa" del fatto che dalla metà del 2007 fino al 2015 "sono state vendute e messe in circolazione un totale di 10,7 milioni di veicoli con il motore diesel dei tipi EA 288 (Gen 3), negli Usa e in Canada, e del tipo EA 189, nel resto del mondo, con una funzione software non ammessa", si afferma in un comunicato reso noto da Wolkswagen.
Il software in questione, in pratica, non controllava, come avrebbe dovuto, la soglia limite di emissione dei gas nocivi. Oltre ad ammettere la responsabilità, il gruppo VW contestualmente si augura che, con il pagamento di questa sanzione, si chiudano tutti i procedimenti a suo carico non solo in Germania ma anche nel resto d'Europa. "Volkswagen ammette la sua responsabilità per la crisi sul diesel e vede in questo un ulteriore passo per il suo superamento", ha detto il neo amministratore delegato di Volkswagen, Dieter Diess. Il gruppo, come è noto, dall'autunno del 2015 è incappato nello scandalo scoppiato negli Usa, per il quale il suo ex Ceo, Martin Winterkorn, rischia attualmente 25 anni di carcere e una sanzione che potrebbe prosciugargli il patrimonio, a quanto riferisce la stampa tedesca.