La produzione italiana di autovetture è calata del 19%, sia a luglio che nei primi 7 mesi dell'anno rispetto agli stessi mesi del 2018. Ha invece registrato un calo del 7,5% a luglio la produzione dell'industria automotive italiana nel suo insieme (non solo fabbricazione di autoveicoli, ma anche di carrozzerie autoveicoli, rimorchi e di parti e accessori per autoveicoli e loro motori). Lo fa sapere l'Anfia, associazione nazionale filiera industria automobilistica, comunicando i suoi dati preliminari.
"Il calo del 7,5% - spiega Gianmarco Giorda, direttore di Anfia - fa seguito alle flessioni già riportate nel primo semestre del 2019 e nell'ultimo trimestre del 2018. La chiusura dei primi 7 mesi è quindi negativa, con una variazione tendenziale pari al -9,3%. Anche la produzione italiana di parti e accessori per autoveicoli e loro motori - aggiunge - mantiene il segno meno nel mese di luglio, -4,8%, così come nel cumulato, -6,3%". Gli ordinativi per il settore automotive nel suo complesso, sempre secondo i dati dell'associazione, risultano in calo del 16% a giugno, mentre il fatturato presenta una variazione del 8,2% nello stesso mese.
Fiom, Conte apra un tavolo presso Presidenza Consiglio
Servono strategie urgenti per occupazione e innovazione
TORINO - "I dati fortemente negativi presentati dall'Anfia sono in drammatica continuità con il trend degli ultimi anni. Questi numeri andrebbero sommati a quelli sull'aumento della cassa integrazione e sulla perdita di occupazione e salario per i lavoratori". Lo afferma, in una nota, Michele De Palma, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile automotive.
"La Fiom chiede la costituzione di una task force presso la Presidenza del Consiglio, coinvolgendo i Ministeri dello Sviluppo economico e del Lavoro, con la presenza di sindacati, imprese, associazioni ambientaliste e Università - aggiunge De Palma - per l'individuazione delle strategie urgenti da dover impiegare per raggiungere due obiettivi fondamentali: l'occupazione e l'innovazione ecologica e sicura nella produzione di auto. Senza investimenti delle imprese e del Governo in questa fase di transizione green dell'auto, il rischio concreto è la messa in discussione del principale settore industriale del Paese con conseguenti ricadute drammatiche sia dal punto di vista economico sia dal punto di vista occupazionale".