Via libera alla fusione fra Fca e Psa. Lo riporta il Wall Street Journal citando alcune fonti, secondo le quali John Elkann sarà il presidente della nuova società mentre Carlos Tavares l'amministratore delegato. Il consiglio di amministrazione di Psa ha approvato la fusione e quello di Fca è in programma - riporta il Wall Street Journal - nella serata di mercoledì.
Psa dovrebbe avere sei posti nel consiglio di amministrazione nella società che nascerà dall'accordo con Fca. Secondo quanto riporta il giornale la fusione fra le due società è stata approvata. A Fca dovrebbero andare cinque posti.
L'accordo tra Fca e Psa porterebbe alla nascita di un gruppo automobilistico da 50 miliardi di dollari (45 miliardi di euro), in grado di vendere quasi 9 milioni di auto e di piazzarsi al quarto posto nella classifica globale dei costruttori. Fonti del ministero francese dell'Economia chiedono che il nuovo possibile gruppo automobilistico confermi gli impegni già esistenti sulla "creazione di una filiera industriale europea delle batterie".
Lo Stato francese, che detiene circa il 12% i Psa attraverso BpiFrance, sarà "particolarmente vigile" sull'occupazione, la governance e l'impronta industriale della nuova entità che potrebbe nascere da una possibile fusione tra Psa e Fiat-Chrysler e "segue con molta attenzione e apertura le discussioni avviate" tra i due gruppi, proseguono le fonti a Parigi. Le fonti precisano anche che la fusione "consentirebbe di creare il quarto gruppo auto mondiale per rispondere alle nuove sfide della mobilità. I due costruttori francesi (Psa e Renault) - precisano a Bercy - si piazzerebbero, con i loro partner rispettivi (Fca e Nissan), tra i 4 primi costruttori mondiali". Le discussioni tra i due gruppi confermerebbero inoltre "il movimento di consolidamento mondiale dell'industria dell'auto, che è necessario e nel quale la Francia vuole avere tutto il suo posto".
L'ipotesi delle nozze italo-francesi arriva cinque mesi dopo il tentativo di fusione con la grande rivale di Peugeot, Renault, naufragato soprattutto causa del mancato sostegno all'operazione del governo francese, azionista di entrambe le società automobilistiche. In questi anni si è parlato spesso di trattative tra Fca e Psa, che hanno una collaborazione in corso per i veicoli commerciali alla Sevel in Abruzzo, prolungata fino al 2023.
"Sulla trattativa Fca-Psa - ha detto il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli - stiamo osservando quello che accade. E' una operazione di mercato, credo sia corretto in questo momento non rilasciare dichiarazioni".
Una dura bordata arriva da Jean-Pierre Mercier, rappresentante del sindacato francese CGT nel gruppo PSA, contro l'eventuale progetto di fusione con Fiat-Chrysler (FCA). "In quanto dipendente di PSA non ho alcuna informazione", ma posso dire che "la fusione sarebbe nell'interesse degli azionisti" dei due gruppi automobilistici, ha detto intervistato in diretta da BFM-TV. "Noi - ha aggiunto - non smetteremo di combattere per i nostri interessi, tutti devono esserne consapevoli". Ha quindi aggiunto che a sui avviso la fusione rischia di mettere a rischio i posti di lavoro, gli stipendi, i "diritti collettivi dei dipendenti in Francia come in Italia". Tra l'altro, "i patron dei due Paesi cercherebbero di mettere in concorrenza i lavoratori sia in Italia sia in Francia". "In quanto dipendenti abbiamo interessi comuni da difendere", ha avvertito il sindacalista, ricordando, tra l'altro, i tagli subiti dai "nostri amici di Opel in Germania, in Inghilterra", dopo l'operazione di Psa con Opel-Vauxhall. Per Mercier è sempre la stessa cosa: "Vogliono aumentare i benefici a danno dei lavoratori, e questo a prescindere dalla nazionalità. Abbiamo interessi comuni da difendere al di là delle frontiere", ha ribadito. Alla domanda su quale fosse oggi il suo messaggio alla direzione di Psa, il sindacalista ha concluso: "A prescindere della decisione che si prenderà o meno sulla fusione con Fca, la politica di distruzione di lavoro e salari susciterà ad un certo punto la collera dei dipendenti. E noi militanti della CGT saremo al loro fianco".
Sulla stessa linea la Fiom: "Le priorità sono rilanciare sviluppo e produzione in Italia e tutelare l'occupazione. Dal momento che stiamo parlando di una questione che riguarda due multinazionali e anche due Paesi - osserva Michele De Palma, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile automotive - è indispensabile che non rivediamo quello che è successo con la vicenda Renault, ma che il Governo e la Presidenza del Consiglio tutelino la capacità di ricerca e sviluppo che abbiamo nel nostro Paese perché da questo dipende tutto il mondo della componentistica dell'Italia, in un momento di grande trasformazione del settore dell'automotive. Abbiamo un interesse comune nel nostro Paese ed è legata al fatto che c'è una capacita installata di produrre 1,5 milioni di veicoli in Italia: qualsiasi ipotesi di accordo, fusione o joint venture deve partire dalla piena occupazione e produzione degli stabilimenti italiani".
I NUMERI DEI DUE GRUPPI