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Auto aziendali, stretta in manovra

Stangata su 2 milioni di veicoli, le tasse triplicano per tutti i dipendenti

Redazione ANSA

L'industria dell'auto si scaglia contro la tassa sui veicoli aziendali, spuntata in manovra. "Colpisce 2 milioni" di macchine e lavoratori, tuona l'Aniasa, l'associazione delle imprese del noleggio. Ma è anche polemica politica. Insorgono le opposizioni e i mal di pancia si fanno sentire all'interno della maggioranza. "Non è su tutte le aziende, solo le più grosse", sostiene il sottosegretario pentastellato all'Economia, Alessio Villarosa. Sta di fatto che la stretta sul cosiddetto 'fringe benefit', a quanto si apprende, dovrebbe fruttare 513 milioni.

Oggi l'auto aziendale rientra tra le voci della retribuzione, ma solo il 30% del suo valore è sottoposto a imposizione. Uno sconto fiscale che nasce da una constatazione, spiega l'Aniasa: "tassare solo l'uso slegato dal lavoro. Presupponendo che l'auto aziendale da lunedì al venerdì sia a disposizione del dipendente per lo svolgimento delle sue mansioni, quello che emerge a fini fiscali sarebbe solo il weekend". Le bozze di manovra tolgono l'agevolazione, per cui tutto il valore dell'auto sarebbe soggetto a imposte. Su questa parte di reddito quindi la tassazione triplicherebbe. E gli interessati sarebbero tutti coloro che hanno la macchina a disposizione in uso esclusivo, escludendo i veicoli in 'pool', per cui hanno le chiavi più dipendenti, e gli agenti di commercio, il cui lavoro è inscindibile dalle quattro ruote. La stretta fiscale si farebbe così sentire sull'80% del parco auto aziendale complessivo, sempre secondo Aniasa, il ramo di Confindustria attivo nel noleggio. Una misura, lamenta l'associazione, "che affossa definitivamente il mercato dell'auto e che colpisce in busta paga circa 2 milioni di lavoratori", quanti sono i mezzi interessati.

"Il Governo che, a parole con il Tavolo sull'Auto, dichiara di voler supportare la filiera delle quattro ruote, ne sta determinando il collasso", è l'accusa dell'associazione. Quanto alla diffusione, secondo l'Aniasa "le auto aziendali ormai sono molto diffuse, presenti in oltre il 90% delle grandi aziende ma anche in molte piccole e medie imprese. Non c'è un settore merceologico che tira di più. E non è vero - sottolinea - che si tratta sempre di segmenti alti: in termini quantitativi dominano modelli come Panda e 500L, ovviamente poi le flotte aziendali coprono quote consistenti anche nel segmento alto". I noleggiatori fanno poi notare come nel settore il ricambio sia veloce, per cui si tratta di vetture che avrebbero emissioni più basse e standard di sicurezza più alti.

Tutti, maggioranza compresa, si schierano indomma contro le tasse sulle auto aziendali che, dalle ultime bozze, triplicano per tutti i dipendenti, portando il prelievo dal 30 al 100% del valore del fringe benefi, fatta eccezione per chi fa il rappresentante. Non bastano le parole di Roberto Gualtieri, a placare le polemiche: il ministro dell'Economia assicura infatti che la misura è stata "mal raccontata" ma può essere "migliorata", e comunque non tocca "ibride ed elettriche". In serata arriva così un dietrofront rispetto ai testi circolati: il prelievo si ferma al 60% dell'imponibile, vengono esclusi i veicoli commerciali e sale al 100% solo per le vetture superinquinanti.

Il capo degli industriali, Vincenzo Boccia, guarda anche alla plastic tax, ma a far tremare il settore auto è la stretta sui veicoli in "fringe benefit" che rischia, dice l'Associazione di Confindustria delle auto a noleggio, di azzoppare l'intero comparto. Ma anche tra gli alleati ci sono forti dubbi: per prima Italia Viva fa sapere che si batterà per eliminare "un'altra tassa inutile" che penalizza i lavoratori. Che però vale oltre mezzo miliardo, 513 milioni non semplici da reperire altrove. Soprattutto se si vuole al contempo, come insiste lo stesso Matteo Renzi, eliminare la sugar tax (che di milioni, nel 2020, nel vale 'solo' 200, perché parte da metà anno).

Anche il Pd, che pure respinge chi agita lo "spauracchio delle tasse", riferendosi sia alla Lega sia agli alleati, chiede un ripensamento sulle auto aziendali. E nel Movimento 5 Stelle, (mentre il sottosegretario Alessio Villarosa getta acqua sul fuoco spiegando che la misura si applicherà solo alle aziende più grosse, salvando i piccoli che magari hanno un solo mezzo utilizzato in azienda) ci pensa Stefano Buffagni a chiarire che qualcosa bisognerà fare perché "su quelle voci le tasse i lavoratori già le pagano".

 

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