Un tipo di farmaci usati contro il diabete di tipo 2 riduce significativamente l'ospedalizzazione per scompenso cardiaco e la mortalità per tutte le cause in pazienti diabetici. E' quanto emerge da un ampio studio presentato al 66/mo Congresso dell'American College of Cardiology e condotto in sei paesi, ovvero Danimarca, Germania, Norvegia, Svezia, Regno Unito e Stati Uniti.
Nel mondo le persone con diabete di tipo 2 sono circa 415 milioni, un numero destinato ad arrivare a 642 milioni entro il 2040, circa un adulto su 10. La metà delle morti per questi pazienti è causata da patologie cardiovascolari. Inoltre queste persone presentano un rischio di scompenso cardiaco 2-3 volte maggiore e un aumentato rischio di avere un infarto o un ictus.
La sperimentazione CVD-Real è stata condotta su più di 365 mila pazienti con diabete di tipo 2 che assumevano uno dei tre farmaci del gruppo degli inibitori dei cotrasportatori di sodio-glucosio (SGLT2i), ovvero farmaci che agiscono rimuovendo il glucosio attraverso i reni: dapagliflozin, empagliflozin, canagliflozin. L'87% di questi pazienti non aveva mai presentato patologie cardiovascolari. Le analisi, validate dal gruppo statistico accademico indipendente del St. Luke's Mid America Heart Institute di Kansas City, sono state condotte attraverso cartelle cliniche anonime, database di segnalazioni e registri nazionali. Ne è emerso che, rispetto agli altri farmaci contro il diabete, i SGLT2i sono in grado di ridurre del 39 per cento il rischio di andare incontro a scompenso cardiaco, una delle complicanze del diabete, e del 51 per cento la mortalità per tutte le cause. Lo studio, ancora in corso, si estenderà ora anche a pazienti di Canada, Messico e Giappone.