Monica è una nuotatrice agonistica e si allena fino a 12 ore alla settimana nel periodo delle gare, mentre Jennifer corre ed è una maratoneta, ed anche per lei le gare sportive sono una passione irrinunciabile. Hanno una cosa in comune, oltre all'amore per lo sport ed il fatto di essere coetanee, entrambe quarantenni: fin da piccole sono affette dal diabete di tipo 1, e dunque in trattamento farmacologico con insulina.
Una storia di malattia e sofferenza, ma oggi Monica e Jennifer hanno portato la loro testimonianza al congresso 'Panorama Diabete', promosso della Società italiana di diabetologia (Sid), perché, affermano, vogliono lanciare un messaggio ai giovani diabetici, e non solo: "Lo sport è una scuola di vita, aiuta il fisico e la mente, e si può fare sport a livello agonistico anche se sei diabetico".
"Nonostante il diabete - racconta Monica, che ha anche ricevuto un riconoscimento dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella per la sua attività sportiva - si possono raggiungere traguardi importanti. Ho il diabete 1 fin da bambina, ma ho sempre voluto nuotare, ed è quello che ho fatto. Gestire la terapia insulinica, sempre sotto controllo medico, è infatti possibile e non impedisce l'attività agonistica: quando faccio le gare in piscina, infatti, uso i microinfusori per l'insulina collegati a sensori, mentre se gareggio in mare aperto, faccio dei dosaggi di insulina programmati, il tutto per evitare crisi ipo o iperglicemiche. Ci vuole più impegno, ma tutto sta a trovare la quadra con lo sport che si pratica".
Per Monica, però, lo sport non è solo una passione, è anche un farmaco vero e proprio: "Fare sport mi permette di ridurre la quantità di insulina da assumere. Quando mi alleno più intensamente - afferma -, arrivo a fare 18 unità di insulina, pari ad una dose pediatrica, mentre se mi alleno meno la dose sale a 24 unità. L'attività fisica, dunque, porta benefici concreti anche dal punto di vista terapeutico". Anche Jennifer non ha dubbi: "Lo sport mi ha aiutata tantissimo nella gestione psico-fisica della malattia - dice - e anche per il controllo della glicemia, ma bisogna farsi seguire da un medico esperto. Da bambina il diabetologo che mi seguiva mi disse che fare atletica leggera e gareggiare non era adatto ad un diabetico, ma io non ci ho creduto. Ho cambiato medico, mi sono fatta seguire ed ho sempre gareggiato, gestendo la malattia con microinfusori insulinici e sensori".
Due testimonianze in video, dal congresso dei diabetologi, per lanciare dunque un messaggio forte rivolto in primis ai tanti giovani malati di diabete, affinché non cedano a facili luoghi comuni legati alla malattia: "Mi piacerebbe che i giovani capissero che il diabete non è un limite. E' certamente una malattia importante - afferma Jennifer -, ma sotto il controllo medico tutto si può, anche lo sport agonistico. Buona corsa a tutti!".
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