E' impossibile accogliere la richiesta dell'Italia di ricoverare il piccolo Charlie Gard all'ospedale Bambino Gesù. Lo ha detto il ministro britannico Boris Johnson al titolare della Farnesina Angelino Alfano, nel corso di un colloquio telefonico. Secondo una nota della Farnesina Alfano ha colto l'occasione per sollevare il caso e ribadire l'offerta dell'Ospedale italiano "Bambino Gesù" di accoglierlo. Johnson ha espresso gratitudine ed apprezzamento per l'offerta italiana ma ha spiegato che ragioni legali impediscono alla Gran Bretagna di accoglierla.
Mamma Charlie chiede cure a Roma ma Londra frena - "Sono stata contattata dalla mamma di Charlie" che "ci ha chiesto di provare a verificare la possibilità che questa cura venga fatta. I nostri medici e scienziati stanno approfondendo la possibilità". Ma "l'ospedale inglese ci ha detto che, per motivi legali, non può trasferire il bambino da noi. Questa è un'ulteriore nota triste". A dare l'annuncio è Mariella Enoc, presidente dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, che si è detto pronto ad accogliere il piccolo e la sua famiglia. Intanto arriva la notizia che anche un ospedale americano è pronto ad accogliere e a sottoporre gratuitamente ad una terapia il piccolo Charlie Gard, ricoverato a Londra e affetto da sindrome da deplezione del Dna mitocondriale, una malattia degenerativa che causa un progressivo deperimento muscolare. Nella loro campagna per opporsi alla decisione dei medici britannici di staccare la spina al figlio, i familiari avevano raccolto 1,3 milioni di sterline che volevano utilizzare per portare Charlie negli Usa e sottoporlo a una terapia sperimentale. Quindi la proposta del Bambino Gesù di accogliere il piccolo. "Quando ci ha chiamati la mamma, l'abbiamo ascoltata con molta attenzione", ha proseguito Enoc, "è determinatissima a combattere fino all'ultimo". "Non so se sarà possibile trovare una cura", ha precisato, ma "i nostri scienziati approfondiranno il tema". Quel che certo è che la Santa Sede, ha detto il segretario di Stato Vaticano, il cardinal Pietro Parolin, "farà il possibile per superare gli ostacoli legali che non consentono il trasferimento del piccolo Charlie Gard al Bambino Gesù". E nella vicenda, dopo il presidente americano Donald Trump e il Papa, scende in campo anche il ministro degli Esteri, Angelino Alfano. "Il nostro ambasciatore - spiega all'ANSA - ha già parlato con il management del Great Ormond Street Hospital e la risposta è stata che hanno le mani legate da due sentenze che devono rispettare. Domani (oggi, ndr) ho un colloquio telefonico con il mio omologo Boris Johnson e ne parlerò con lui". "Non posso entrare nel merito degli aspetti legali e del diritto di un altro Paese", è invece il commento del ministro della Salute Beatrice Lorenzin, ma "la cosa che colpisce moltissimo è che c'è un grande ospedale pronto a ospitare questo bambino con generosità ma anche dando una speranza alla famiglia. E questo è qualcosa che dovrebbe far riflettere tutti". Intanto i genitori sono sempre al capezzale del piccolo Charlie e hanno diffuso una nuova foto in cui abbracciati guardano il neonato ricoverato a Londra. Mentre sperano in un intervento della premier Theresa May per sbloccare la situazione, compare sui media un caso "simile" andato a buon fine: quello di un bimbo americano, che affetto dalla stessa malattia di Charlie è riuscito a sopravvivere, oggi ha 6 anni, grazie a un trattamento sperimentale negli Usa. E ora un'altra offerta a ospitare il piccolo arriva proprio da un ospedale americano dopo l'appello lanciato dal presidente Usa Donald Trump.
If we can help little #CharlieGard, as per our friends in the U.K. and the Pope, we would be delighted to do so.
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 3 luglio 2017
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump interviene sulla vicenda del piccolo Charlie offrendo aiuto, lo scrive su Twitter: "Se possiamo aiutare il piccolo #CharlieGard, come i nostri amici in Gb e il papa, saremmo felici di farlo". La Casa Bianca attraverso un portavoce, precisa che il presidente in persona non ha parlato direttamente con i familiari del bimbo in quanto non vuole esercitare pressione in alcun modo, ma che membri dell'amministrazione vi hanno parlato in contatti facilitati dal governo britannico. "Il presidente sta solo tentando di aiutare se possibile", si sottolinea dalla Casa Bianca.