E' un condizione che preoccupa e va gestita con attenzione ma che si verifica, stando ai dati a disposizione, in rari casi, appena 1 su 100, quella che ha colpito Kate Middleton durante tutte le gravidanze, compresa l'ultima, annunciata ieri. Si tratta dell'iperemesi gravidica, che si differenzia per la gravità dei sintomi da nausea e vomito sperimentate da quasi tutte le donne durante la gestazione (circa 8 su 10) soprattutto nei primi mesi probabilmente a causa dei cambiamenti ormonali. Chi, come Kate, sperimenta questa condizione manifesta nausea e vomito prolungate e severe (può accadere di stare male anche 50 volte al giorno), disidratazione perché non si riesce a trattenere i liquidi, perdita di peso, pressione bassa quando si sta in piedi e chetosi, una grave condizione che provoca l'accumulo di sostanze chimiche acide nel sangue e nelle urine, cosa che accade perché il corpo fa leva sulle riserve di grasso piuttosto che sugli zuccheri per l'energia. A evidenziarlo una scheda dedicata alla patologia sul sito dell'Nhs, il sistema sanitario inglese. La cattiva notizia è che l'iperemesi non si allevia entro 14 settimane, come accade per chi sperimenta forme lievi o moderate di nausea e vomito, ma può durare per l'intera gravidanza, finche' il bimbo non nasce, anche se alcuni sintomi possono migliorare a circa 20 settimane.
Non solo: proprio come e' accaduto alla duchessa di Cambridge, chi l'ha già sperimentata in gravidanze precedenti ha una maggiore possibilità che si ripresenti. Per contrastare i sintomi si possono prendere anti-emetici, vitamine b6 e b12 e in caso steroidi, anche in combinazione, ma se il vomito e la nausea sono incontrollabili questo può richiedere un ricovero in ospedale, dove e' possibile effettuare trattamenti con fluidi intravenosi. Prima si iniziano i trattamenti più si vedranno gli effetti positivi. Se trattata per tempo questa condizione non provoca problemi al bambino, anche se la perdita di peso della mamma può portarlo a nascere a propria volta con un peso inferiore al normale. In rari casi si può verificare una trombosi venosa profonda, dovuta alla disidratazione e alla mancanza di movimento.