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Tumore al polmone, pazienti e famiglie a confronto per dare voce a 'storie di speranza'

Associazione ALCASE, riconoscere malattia come emergenza sociale

Redazione ANSA ROMA

Un confronto su "gli infiniti modi di approcciarsi con la malattia, avendo sempre, una attitudine assolutamente positiva. Si tratta delle cosiddette 'storie di speranza'". E' questo l'obiettivo del terzo meeting nazionale di pazienti, ex pazienti, 'caregivers' e famigliari di persone affette da cancro del polmone e riunite nell'associazione ALCASE, svoltosi a Roma, come spiega Gianfranco Buccheri, direttore medico di ALCASE Italia, l'unica organizzazione italiana no-profit interamente dedicata alla lotta al cancro del polmone.


    E' infatti diventata ormai una "tradizione consolidata - rileva l'esperto - quasi una necessità imprescindibile, l'incontro fra malati che quotidianamente si scontrano con i problemi fisici, emotivi, sanitari e sociali legati alla patologia del secolo". Patologia che, sempre più urgentemente, sottolinea l'associazione, "attende di essere riconosciuta ed affrontata come una vera e propria emergenza sociale, mentre un recente studio ha rivelato una persistente, scandalosa e grave insufficienza di fondi destinati alla ricerca medica su questo particolare tipo di cancro". Un cambiamento è quindi necessario, afferma ALCASE, ricordando che il cancro del polmone è la prima causa di morte per cancro in Italia, con 33.386 decessi avvenuti nel 2014. Se diagnosticato in uno stadio iniziale, però, è guaribile nel 50% dei casi circa (85% nello stadio I-a, quello più favorevole). Tuttavia, la maggior parte dei pazienti viene diagnosticato in uno stadio avanzato o molto avanzato, il che fa crollare le possibilità di guarigione al 15%.


    "È molto difficile che un malato di cancro al polmone esca allo scoperto e decida di 'metterci la faccia'. Tuttavia, è proprio ciò che ALCASE, la prima associazione di pazienti di cancro del polmone in Italia, riuscì ad ottenere due anni fa, e che ha ripetuto per la terza volta con un meeting nazionale - sottolinea Buccheri -. Nella mia lunga carriera, di medico prima, e di 'patient advocate' successivamente - racconta - sono stato ripetutamente e favorevolmente colpito dalla qualità e quantità' di meeting di pazienti oncologici, organizzati in tutto il territorio degli Stati Uniti. Questi meeting hanno un 'format' che ricorda molto da vicino quello dei congressi medici con relatori, moderatori, discussioni libere o a tema, 'tavole rotonde' su argomenti specifici. Qui il focus sono gli infiniti modi di confrontarsi con la malattia, avendo sempre, ed è molto importante questo punto, una attitudine assolutamente positiva. Nei meeting di pazienti non mancano, però, sessioni dedicate alla medicina di frontiera, i cui progressi vengono presentati e discussi, con termini comprensibili ai più, da medici illustri". Così, conclude l'esperto, "decisi di organizzare il primo meeting italiano di pazienti di cancro al polmone''. 

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