Chi invecchia deve sempre più fare i conti con molteplici problemi di salute e disabilità. E proprio quest'ultima deve diventare il fronte su cui impegnarsi nel futuro, "la vera epidemia del terzo millennio". Lo sottolinea Nicola Ferrara, presidente della Società italiana di geriatria e gerontologia, commentando i dati dell'Istat sugli anziani.
"Il problema è come la malattia influisce sull'autonomia della persona. Lo Stato e la comunità devono farsi carico di questo problema, dare un aiuto alla disabilità in questa fascia d'età, non solo nell'infanzia. E' un fronte che in futuro impegnerà sempre di più il sistema sul piano economico, politico e sociale", rileva Ferrara. Quali possono essere le soluzioni da adottare? Il 'modello italiano', sostenuto dal 'sistema famiglia' non potrà durare ancora per molto, secondo Ferrara, "considerando che in molti casi o ci sono figli unici o i figli se ne vanno all'estero a lavorare". La novità è che adesso la casa di riposo non è più rifiutata dagli anziani, "ma sono viste come un posto dove stare in compagnia. Ci sono diversi casi di persone che iniziano a cercarsi, per proprio conto, quella giusta per loro in tempo utile, quando sono ancora cioè in forze", racconta Ferrara. Inoltre, come accade all'estero, una soluzione possono essere delle case condivise, dove gli anziani vivono in uno stesso appartamento, dividendo le spese.
Ma longevità non è sempre sinonimo di malattia e problemi.
"L'invecchiamento registrato negli ultimi anni si associa in molti casi ad un allungamento della vita priva di patologie.
Stiamo cioè guadagnando anni di vita senza malattia", prosegue il geriatra. Tanto è vero che esiste una fetta di anziani, che secondo i dati Istat è di circa il 12%, in grado di offrire cure ai propri familiari. Sono gli esempi del cosiddetto "invecchiamento attivo e di successo, dove gli anziani riescono ad aiutare il proprio partner o altri loro familiari", sottolinea Ferrara.