Ogni anno in Italia si effettuano più di 120.000 interventi chirurgici per frattura del femore negli over 65, un dato in continuo aumento. È quanto è emerso nel corso del Trauma Meeting, promosso dalla Otodi (Ortopedici Traumatologi Ospedalieri d'Italia) in corso a Riccione.
I costi complessivi di questi interventi (ricovero, riabilitazione, pensioni di invalidità e costi indiretti), sottolineano gli esperti, ammontano in Italia a 1.200 milioni di euro l'anno. Tra le esigenze emerse dal congresso c'è quella di garantire su tutto il territorio nazionale una percentuale di interventi chirurgici effettuati entro le 48 ore, che il Piano Nazionale Esiti 2016 fissa come obiettivo ad almeno il 65%.
"Il paziente anziano - ha spiegato Giorgio Maria Calori, presidente del Congresso e direttore dell'Unità Operativa Complessa di Chirurgia Ricostruttiva e Revisione Protesica dell'Apparato Locomotore della ASST Centro Specialistico Ortopedico e Traumatologico Gaetano Pini-Cto di Milano - non può aspettare per poter essere reinserito a una vita normale. Allo stesso tempo deve poter usufruire di un'assistenza e di cure adeguate al fine di impedire eventuali complicazioni che potrebbero seriamente comprometterne il recupero. La disabilità, infatti - prosegue l'ortopedico - è senza alcun dubbio più penalizzante per il paziente fragile perché va ad aggiungersi ad una condizione pregressa già compromessa".
Sebbene il Ministero della Salute fissi al 65% la proporzione minima per struttura di interventi chirurgici entro 48 ore su pazienti con frattura di femore di età superiori ai 65 anni, secondo il prof. Calori è importante, prima di tutto, che il paziente “necessiti di inquadramento clinico-strumentale immediato e che la terapia chirurgica sia tempestiva. Parlando di strategie preventive, accanto a stili di vita adeguati che prevedano un’equilibrata alimentazione e una corretta attività fisica, l’utilizzo di farmaci che riducano il riassorbimento osseo tipico dell’osteoporosi post-menopausale è raccomandato. Dal punto di vista dell’organizzazione sanitaria, conclude, "è urgente la necessità di sviluppare strumenti innovativi".