L'assistenza sanitaria è ancora "inadeguata" per una popolazione che invecchia sempre di più: in Italia, infatti, gli anziani sono oltre 13 milioni ma, ad oggi, i Livelli essenziali di assistenza (Lea) non prevedono, ad esempio, la visita geriatrica. Ma ancora "più grave" è che, in parallelo, diminuiscono i geriatri: nel 2017-2018 sono solo 164 gli specializzandi in geriatria, a fronte di 396 futuri pediatri, in un Paese in cui gli anziani continuano ad aumentare mentre calano le nascite. E' l'allarme della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG) in occasione del convegno 'Invecchiamento attivo e autodeterminazione per il fine vita: strategie di tutela dell'anziano' nell'ambito del progetto Bollini RosaArgento dell'Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna (Onda).
"Purtroppo i servizi per l'anziano sono spesso carenti, sia pure in modo disomogeneo sul territorio nazionale - osserva Raffaele Antonelli Incalzi, presidente SIGG -. La disponibilità di specialisti in Geriatria per esempio è molto esigua in rapporto al fabbisogno né vi sono prospettive di miglioramento: il numero di specializzandi in Geriatria previsti nell'ultimo concorso nazionale era di appena 164 a fronte dei 396 specializzandi in Pediatria, sebbene la società italiana sia già vecchia e lo divenga sempre di più. Addirittura la visita geriatrica non è inclusa tra i Lea, rientrando tra le prestazioni generiche: c'è insomma un'assoluta mancanza di attenzione e cultura, a fronte delle continue dichiarazioni a favore della popolazione geriatrica". Migliorare la sicurezza degli anziani non significa, però, solo garantire loro un accesso rapido e appropriato alle prestazioni sanitarie, ma anche pensare in maniera più ampia a politiche di sostegno alla famiglia che ne migliorino la sicurezza sociale.
"L'integrazione fra sostegno sanitario e supporto sociale adeguatamente organizzati può prevenire l'insorgere di problemi di salute - sottolinea Incalzi -. Il vero strumento di sicurezza per chi invecchia è avere intorno dei giovani: si invecchia male in una società di vecchi. Politiche per la famiglia si traducono in un beneficio ai più anziani: prendersi cura dei nipoti per esempio fa bene alla salute dei nonni, che così vedono ridursi del 40% il rischio di andare incontro a depressione". Oltre alla sicurezza sanitaria e sociale, serve migliorare anche quella ambientale e domestica: i geriatri sottolineano per esempio che gli anziani sono più sensibili all'inquinamento ambientale.
Anche una casa sicura è un bisogno essenziale, ma inascoltato, come mostra la grande frequenza di incidenti domestici fra over-65. La tecnologia potrebbe aiutare molto in tutti questi aspetti: da sensori che monitorino l'attività fisica, il cui declino precede peggioramenti dello stato di salute, a sensori ambientali per garantire ottimale temperatura e luminosità; da sensori di freschezza degli alimenti a sistemi di allarme per cadute; da sistemi di localizzazione per anziani con problemi di orientamento spaziale a sociometri per misurare le interazioni sociali. La gamma di possibilità che la tecnologia offre sarebbe molto ampia, concludono i geriatri, "se vi fosse l'intenzione e la lungimiranza di utilizzarla a favore di una popolazione che oggi invecchia in sempre minor sicurezza".
- Italia al 15/mo posto in Ue per servizi agli anziani
L'Italia è al 15/mo posto in Europa per servizi dedicati agli anziani, nonostante il loro numero sia in costante crescita ed oggi si contino oltre 13 milioni di over-65 nel nostro Paese. Sempre più insicuri, sempre più fragili di fronte a una società che non viene incontro ai loro bisogni: non c'è ancora sufficiente attenzione alle loro necessità di sicurezza nella società, nell'ambiente, in casa e nella sanità. Lo sottolinea la Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG) in occasione del convegno 'Invecchiamento attivo e autodeterminazione per il fine vita: strategie di tutela dell'anziano' nell'ambito del progetto Bollini RosaArgento dell'Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna (Onda). Secondo i dati della recente indagine Ue 'Report active ageing index', che ha messo a confronto 28 Paesi europei nell'arco di quattro anni, dal 2008 al 2012, tenendo conto di fattori come le politiche per favorire l'invecchiamento attivo o il coinvolgimento sociale degli anziani, l'Italia è soltanto quindicesima per misure come l'accesso ai servizi o l'uso di tecnologie che aiutino nella quotidianità, mentre è diciassettesima per livello di indipendenza degli over-65. Serve perciò, afferma la società scientifica, "garantire un maggior accesso ai servizi sanitari dedicati e anche incentivare politiche di sostegno alla famiglia, visto che nei Paesi in cui questo accade migliora anche la salute dei senior: quando i nonni si occupano della gestione dei nipoti si riduce del 40% la loro probabilità di andare incontro a depressione".