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Anziani a rischio depressione, due su 10 ne soffre

Tema al centro della Giornata Mondiale della Salute

Redazione ANSA ROMA

ROMA - Nel mondo ne soffrono 322 milioni di persone, quasi 5 persone su 100 (4,4%). In particolare gli anziani, tanto che in Italia ben il 20% ne è colpito, praticamente 2 su 10. A questo problema, spesso sottostimato è dedicata questo anno a la Giornata Mondiale della Salute organizzata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), che si celebra il 7 aprile, nell'anniversario della sua nascita.

    Nell'ultimo decennio, l'incidenza della depressione è aumentata del 18,4% e, secondo i dati dell'ultimo rapporto Oms, cambia a seconda dell'età, con un picco tra gli anziani: tra le donne con un'età compresa tra 55 e i 74 anni le cifre superano il 7,5%, per gli uomini si arriva al di sopra del 5,5%. Ma è tra gli anziani che il fenomeno mostra tutta la sua gravità. "In Italia, tra gli ultra 65enni, il 20% soffre di depressione, ovviamente a vari livelli di gravità", afferma il presidente dell'Associazione Italiana di Psicogeriatria Marco Trabucchi e professore all'Università di Roma Tor Vergata.

E, aggiunge, "la perdita di fiducia nel futuro, di volontà di costruire un domani è una grave forma di riduzione della vitalità". L'anziano depresso, non avendo più prospettive, rischia infatti di rinunciare a mangiare correttamente, a fare attività fisica, a curarsi, ad avere una vita sociale, finendo dunque per peggiorare la sua condizione. Quando poi la depressione si associa a una patologia, puà provocarne un aggravamento.

"Vi è una riduzione del 30% della durata stessa della vita quando questo stato depressivo è associato ad altra patologia", dichiara ancora Trabucchi. Nei casi più gravi sfocia poi nel suicidio. Nel 2015, nel mondo, 788 mila persone si sono tolte la vita, 4mila solo in Italia. Per affrontare il problema è necessario innanzitutto un diverso approccio psicologico. "Non bisogna mai criticare la persona per una presunta pigrizia, ma si deve riconoscere questa sofferenza come una vera e propria malattia", conclude Trabucchi. 
   

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