(di Manuela Correra)
Le sale operatorie si aprono sempre di più agli anziani: sono infatti 'schizzati', facendo registrare un vero e proprio boom, gli interventi chirurgici tra gli over-65 che, secondo gli ultimi dati, hanno toccato quota 900.000 l'anno in Italia (su un totale di 2 milioni di interventi), di cui almeno 20.000 di cardiochirurgia. Numeri, afferma Alessandro Boccanelli, presidente della Società Italiana di Cardiologia Geriatrica, destinati a crescere ancora visto che entro il 2020 gli interventi chirurgici in generale si stima avranno un incremento del 25% e il numero dei pazienti anziani crescerà del 50%.
Uno scenario che se da un lato evidenzia un generale miglioramento delle condizioni di resistenza fisica degli anziani, dall'altro pone anche un problema legato ai costi per il Servizio sanitario nazionale (Ssn). L'aumento esponenziale dell'uso del bisturi tra gli anziani, chiarisce Boccanelli, "si spiega considerando tre fattori: innanzitutto l'aumento della popolazione over-65 per la maggiore aspettativa di vita, ma anche le migliorate condizioni generali dell'anziano sia dal punto di vista della forza e forma fisica sia delle condizioni psicologiche. Terzo fattore è poi la disponibilità di tecniche chirurgiche sempre più sicure e perfezionate che rendono possibile intervenire anche su soggetti maggiormente a rischio".
Dunque, rileva "oggi la chirurgia si presenta come soluzione efficace per diverse patologie dell'anziano, dall'urologia all'ortopedia ai disturbi vascolari". Quanto ai numeri, sopra i 65 anni la popolazione chirurgica è composta da maschi nel 66% dei casi e da femmine nel 34%, ciò anche per la prevalenza di specifiche malattie 'al maschile' come le patologie prostatiche.
E se tra i pazienti il 54% ha una età tra 65 e 74 anni e il 38% tra 75 e 84 anni, va sottolineato che ben l'8% ha oltre gli 85 anni ed il trend dei 'grandi vecchi' è in crescita. E aumentano anche gli studi dedicati a questa fascia di popolazione, come lo studio Valuta-75 su 500 pazienti, i cui risultati definitivi sono attesi entro l'anno: "Abbiamo utilizzato un test semplice come la velocità del cammino. Si invita il paziente a percorrere una distanza di pochi metri e si misura il tempo necessario a percorrerla. Si è così visto - spiega Boccanelli - che una velocità del cammino uguale o inferiore a 0,83 metri al secondo è fortemente predittiva di mortalità perioperatoria, ovvero entro i 30 giorni dall'intervento, e può costituire quindi una controindicazione ad interventi chirurgici a rischio medio-alto".
Aumenta quindi, evidenzia anche il presidente della Società italiana di gerontologia e geriatria (Sigg), Raffaele Antonelli Incalzi, "la capacità di intervento su una popolazione finora spesso esclusa dalla chirurgia e si è compreso che l'età anagrafica non è di per sè un fattore di esclusione". Un fenomeno che pone però un problema di costi per il Ssn, anche perchè si registra spesso la tendenza a prolungare le ospedalizzazioni di questi pazienti dal momento che manca spesso una efficace risposta assistenziale sul territorio. Tuttavia i costi, afferma Incalzi, "vanno considerati in prospettiva: se l'intervento può rendere un paziente più autonomo, allora anche se costoso si traduce in un risparmio a breve e medio termine.
E' però necessario - conclude - avere una visione lungimirante".