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Una guida per capire l'anoressia e vincere i luoghi comuni

Una guida per capire l'anoressia e vincere i luoghi comuni

E' una malattia psichiatrica ma e' trattata come un capriccio

ROMA, 07 agosto 2017, 16:46

Redazione ANSA

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"Perché mia figlia non magia più?", di Marta Scoppetta, edito da Castelvecchi - RIPRODUZIONE RISERVATA

"Perché mia figlia non magia più?", di Marta Scoppetta, edito da Castelvecchi - RIPRODUZIONE RISERVATA
"Perché mia figlia non magia più?", di Marta Scoppetta, edito da Castelvecchi - RIPRODUZIONE RISERVATA

 ''In molti pensano ancora che ammalarsi di anoressia sia la conseguenza di un capriccio e che guarire sia una questione di volontà e non hanno chiaro che invece l'anoressia è un disturbo psichiatrico grave che si può curare se si lavora bene, ma di cui si può anche morire (prima causa di morte dopo gli incidenti tra adolescenti)''. La psichiatria Marta Scoppetta, autrice del libro "Perché mia figlia non magia più?", edito da Castelvecchi, uscito in queste settimane in libreria, parte da questa amara osservazione per spiegare quale e' l'obiettivo del suo lavoro e del suo volume.
    Scoppetta lavora nel campo dell'anoressia, della bulimia e dell'obesità ormai da quindici anni come psichiatra e come psicoterapeuta/analista junghiana. Dopo alcuni anni di lavoro come dirigente psichiatra presso un Centro di Salute Mentale ed un centro per la cura dei Disturbi del Comportamento Alimentare della Asl di Perugia, attualmente lavora al Gemelli all'interno dell'equipe multidisciplinare per l'obesità. ''Ciò che mi ha spinto a scrivere 'Perché mia figlia non mangia più?' è stato accorgermi sempre più spesso di come pazienti e familiari, anche dopo anni di cure, non avevano ricevuto alcune informazioni preziose riguardo a perché ci si ammala, qual è il modo migliore per curarsi e quali sono i comportamenti che un familiare e un amico può adottare per aiutare chi soffre e contribuire attivamente alla sua cura. E che le stesse informazioni non erano chiare a giovani professionisti che si accingevano a professioni affini alla mia o a medici di altre specialità che si trovavano spesso a consigliare male a riguardo i loro pazienti. Ciò che in molti non immaginano è che l'adolescente che si è ammalata di anoressia aveva inizialmente cercato nel controllo del peso e del cibo, poi divenuti gabbia, un mezzo per sentirsi più sicura e realizzare autonomamente una sorta di autocura verso un disagio più profondo che le impediva di tollerare un vissuto di inadeguatezza ed andare avanti nella propria fase evolutiva'', spiega l'esperta. Attraverso magrezza e restrizioni alimentari l'adolescente che si ammala di anoressia urla la propria disperazione, esprime l'angoscia profonda di non essere in grado di arrivare all'età adulta e implora di essere visto ed aiutato. Un percorso di cure adeguate permette pero' ad una giovane donna che soffre di anoressia di curare le insicurezze e le fragilità che l'hanno portata ad ammalarsi fino a tornare a vivere, spesso meglio di prima.
    ''Questo libro - scrive Chiara Gamberale nella prefazione - non è solo un'indagine approfondita di uno dei più diffusi e gravi disturbi (e sintomi) della nostra complessa, violenta società.
    Ma è soprattutto un invito perché le fanciulle e le loro famiglie si concentrino su quanto di meraviglioso continua a esistere e a resistere ai bordi del disturbo alimentare. Cioè sull'identità di ogni fanciulla, di ogni genitore. Dopo aver condiviso con noi tante domande, Marta Scoppetta si prende la responsabilità di lasciarci almeno due consapevolezze. La vita è la nostra sfida più impervia, ci assale e ci spaventa. Ma è a nostra disposizione per nutrirci. Lasciamola fare. Avrà sempre e comunque più fantasia di noi''.
   

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